Usura, i Di Giacomo si difendono: prestammo soldi, ma nessuna minaccia

 
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Gela. Parziali ammissioni ma anche rilancio d’accusa. Due ore di interrogatorio davanti al Gip del tribunale per Orazio Di Giacomo e il figlio Paolo Quinto, accusati di aver prestato soldi ad usura ad un imprenditore edile.

Alla presenza del loro legale, avvocato Giovanni Lo Monaco, padre e figlio hanno provato a difendersi dalle accuse di minacce, estorsione, oltre che di usura e danneggiamenti. Più articolato l’interrogatorio di Orazio Di Giacomo, che ha ammesso di aver prestato denaro all’imprenditore. “Ci conoscevamo da bambini e per questo si è rivolto a me – ha detto – i primi contatti sono stati avviati nel 2003, ma non ho preteso alcun interesse a scopo d’usura.

Mi aveva promesso che mi avrebbe restituito il conto capitale ma non l’ha fatto. E’ vero che mi sono arrabbiato e forse qualche parola di troppo mi è scappata (nell’ordinanza del Gip compaiono decine di telefonate minacciose e ingiurie) ma tutto il resto non è vero”. Il tutto il resto di cui parla Di Giacomo sono le bottiglie di benzina lanciate contro l’abitazione dell’imprenditore, l’avvelenamento del cane e del gatto, il pedinamento dei figli a scuola, le continue minacce. Di Giacomo sostiene che i rapporti con la sua vittima erano di amicizia, risalente all’adolescenza. Ha anche aggiunto un particolare. Quando la vittima si rese conto di non essere in grado di pagare gli propose l’acquisto di una fornitura di ferro. L’investimento – a detta di Di Giacomo – si rivelò però un altro fallimento.

Il figlio di Orazio Di Giacomo, Paolo Quinto, ha una posizione marginale nella vicenda. Si sarebbe “limitato” a minacciare l’usurato, arrivando persino a morderlo ad una guancia. Particolare che davanti al magistrato ha negato. “Ho incontrato l’imprenditore una sola volta – ha detto al giudice l’indagato – e gli ho chiesto di restituire il prestito visto che aveva preso in giro mio padre. Non è vero che l’ho aggredito, anzi in quella occasione è stato lui a farlo insieme ad altre persone. Io mi sono soltanto difeso”.

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