Versalis chiude il deposito gelese, 111 autotrasportatori e 1.350 famiglie a rischio disoccupazione

 
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Gela. La politica di dismissione di Eni va avanti con la decisione di Versalis di chiudere  il locale deposito Terminalitalia per puntare su quello catanese. Questa volta, oltre agli edili e ai metalmeccanici, il colosso energetico del cane a sei zampe ha travolto anche gli autotrasportatori gelesi. A farne le spese sono 111 ditte legate a quattro consorzi: Autotrasportatori del golfo, Gela trans, Rinascita, Sela. I rappresentanti dei consorzi degli autotrasportatori, rispettivamente: Salvatore Maranci, Bartolo Scrivano, Saverio Greco e Laura Sciagura, condannano la rappresentanza politica locale di inattività e invocano un incontro in prefettura con i vertici Eni per scongiurare la soppressione del deposito ordinata il primo febbraio scorso. Attualmente il deposito locale è attivo, con i mezzi ragusani che garantiscono il Riblene dirottato a Catania dagli autotrasportatori gelesi.

“Se consideriamo l’indotto della logistica, rappresentato dalle imprese che ruotano attorno all’autotrasporto – denuncia Salvatore Maranci, consorzio Autotrasportatori del golfo – il bilancio delle famiglie che perderanno il lavoro a causa della decisione di Eni Versalis lievita a 1.350. Si tratta di un altro duro colpo al Pil gelese dalla fine della raffinazione del petrolio”. In verità,  Raffineria Gela aveva messo in ginocchio gli autotrasportatori locali con la dismissione dell’impianto Polietilene di lavorazione della plastica “Ribene” per avvantaggiare, senza una motivazione plausibile, il sito Eni di Ragusa.

“Eni, alla presenza del Prefetto, ci permise di partecipare a bandi prima di allora misteriosamente interdetti al popolo gelese – ricorda Maranci – A distanza di quasi tre anni, però, le gare di rilievo di altri siti nazionali continuano ad essere affidate sempre agli stessi operatori locali. Una politica di salvaguardia dell’economia locale da noi ignorata”. Qualche bando, però, i quattro consorzi gelesi l’hanno vinto. “La Gela trans sei mesi fa si è aggiudicata la gara indetta da Enimed – spiega Rosario Lo Stimolo (consorziato-autotrasportatore) –  per il trasporto delle acque di approvvigionamento dei pozzi di perforazione a Bronte. Per la stessa abbiamo investito 180 mila euro, relativi all’acquisto di due autocisterne e due trattori, ma all’avvio delle perforazioni non ha mai fatto seguito l’inizio dell’attività di trasporto delle acque. Avremmo potuto impiegare, in maniera ciclica, due unità che invece continuano a rimanere ferme al palo”.  

“Non voglio lasciare Gela – incalza Eugenio Bartolotta, Consorzio del golfo – Sono pronto a difendere il mio diritto al lavoro”.

Un diritto continuamente ignorato dalla politica locale che, anche a detta degli autotrasportatori, sembra agevolare solo gli interessi della multinazionale Eni.

“Denunciamo l’abbandono di Eni del territorio – evidenzia Laura Sciagura, Sela – con la complicità dei nostri politici impegnati istituzionalmente a livello regionale, provinciale e locale. Eravamo riusciti ad ottenere l’incarico di sostituire il trasporto su binari con i nostri gommati solo perché era crollato un ponte delle ferrovie. Da tre anni – conclude – lo stesso contratto è stato caratterizzato da interruzioni che sintetizzano il mancato rispetto degli accordi da parte di Eni”.

“Il calo delle commesse degli autotrasportatori – spiega Bartolo Scrivano, Gela trans – si ripercuote in tutto il comparto, trascinandosi dietro anche gommisti, meccanici e carrozzieri”.

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