Violenza sessuale in una tenuta di campagna, assolti due braccianti agricoli

 
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Gela. Sono stati assolti i due braccianti romeni accusati di violenza sessuale ai danni di una loro connazionale. A pronunciare la parola fine sulla vicenda processuale è stato il giudice Paolo Fiore, affiancato dai magistrati Manuela Matta e Fabrizio Molinari.

Era stata proprio la presunta vittima degli abusi a denunciare i due uomini. La donna avrebbe riferito ai carabinieri di essere stata presa con la forza in una delle stanze messe a disposizione di un gruppo di braccianti all’interno dell’azienda agricola gestita dalla famiglia Cavallo. Della donna, però, qualche mese dopo, si sono perse completamente le tracce.
Avrebbe lasciato la città insieme al marito.
“Purtroppo – ha spiegato il pubblico ministero Silvia Benetti – non è stato possibile rintracciare la presunta parte offesa neanche in altri stati europei”. Così, lo stesso magistrato ha chiesto l’assoluzione per i due imputati: non ci sarebbe stata alcuna congruità tra le accuse mosse dalla donna e i fatti realmente verificatisi. Durante l’ultima udienza di ieri mattina, è stato sentito uno dei braccianti accusati.
“Non ho mai imposto rapporti sessuali a nessuno – ha spiegato Costantin Ionita – ricordo benissimo che fu la ragazza ad entrare nella mia stanza dopo precedenti tentativi”.
I difensori dello stesso Ionita e di Marciuc Mihaita, l’altro imputato, hanno accolto la linea seguita dal pubblico ministero. Sia Joseph Donegani che Angelo Licata hanno escluso qualsiasi responsabilità in capo ai loro assistiti. La denuncia della presunta vittima dello stupro venne presentata nel dicembre di quattro anni fa.
La corte presieduta dal giudice Paolo Fiore, così, ha accolto la richiesta arrivata non solo dai difensori ma anche dalla pubblica accusa. L’assoluzione è stata decisa con una formula piena: secondo i giudici, il fatto non sussiste.

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