Vizzini morì per un incidente sul lavoro in raffineria, sei condanne e due assoluzioni

 
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L'operaio Antonio Vizzini

Gela. L’operaio cinquantaquattrenne Antonio Vizzini morì nell’aprile di otto anni fa, a causa delle conseguenze di un grave incidente sul lavoro, verificatosi all’interno della raffineria Eni. Per lui furono fatali le conseguenze di una manovra effettuata con una gru, attivata da un collega. Vizzini venne travolto. Sono sei le condanne emesse dal giudice Miriam D’Amore. Nel primo pomeriggio di oggi, il magistrato, a conclusione di una complessa attività istruttoria, ha disposto un anno e dieci mesi di reclusione per l’operaio Giuseppe Antonuzzo (che manovrava la gru) e per Antonio Bennici. Un anno e sei mesi, invece, per Leandro Lorefice, Angelo Vergati, Giovanni Nunnari e Stefano Lo Coco. Assolti, Domenico Lorefice (l’imprenditore tra i titolari della società “Lorefice&Ponzio” per conto della quale lavorava Vizzini) e l’ingegnere Donato Fidone (che ricopriva le funzioni di responsabile sicurezza). Per il giudice, in attesa delle motivazioni, nei loro confronti non sono emersi elementi per ritenerli direttamente responsabili di inosservanze della normativa in materia di prevenzione e sicurezza. L’assoluzione è stata pronunciata con la formula “per non aver commesso il fatto”. Nel loro caso, c’era già stata la richiesta di assoluzione formulata dal pm Marco Rota e sostenuta anche dai loro legali, gli avvocati Flavio Sinatra e Davide Limoncello. Il pm, per il resto, aveva invece concluso chiedendo condanne per tutti gli imputati, fino a due anni di detenzione. Gli otto imputati rispondevano di omicidio colposo. Secondo l’accusa, nel cantiere dell’isola 4 della raffineria, dove si verificò l’incidente, ci sarebbero state delle violazioni in materia di sicurezza, tali da determinare l’accaduto. I sei imputati condannati e la società Sgs Sertec (responsabile civile rappresentata dall’avvocato Ornella Crapanzano) dovranno risarcire i familiari del lavoratore morto, costituiti parti civili. L’entità verrà determinata in altra sede. Il giudice D’Amore ha intanto riconosciuto il diritto ad una provvisionale in denaro per i familiari costituiti. La pena imposta agli imputati sarà sospesa solo in caso di pagamento di tutte le provvisionali. I legali di parte civile (gli avvocati Riccardo Lana, Dionisio Nastasi, Giuseppe Ferrara e Giuseppe Catanese) hanno insistito per la condanna, ritornando sulle manchevolezze, ritenute molto gravi, che secondo la loro linea si registrarono nel cantiere della “Lorefice&Ponzio”. E’ stata richiamata la perizia disposta dal giudice nel corso del dibattimento, che ha confermato violazioni e anomalie, compresa quella per il piano di sicurezza e coordinamento nella fase di installazione della gru. L’esperto ha invece indicato come “completo” il piano operativo di sicurezza dell’azienda. Nel corso dell’intera istruttoria, le parti civili hanno sempre indicato l’esistenza di falle nella gestione dei piani di sicurezza. I difensori di tutti gli imputati, invece, hanno esposto delle conclusioni del tutto divergenti rispetto a quelle della procura e delle stesse parti civili. Hanno escluso responsabilità dei preposti e dei referenti per i piani di sicurezza. E’ stato fatto notare che Vizzini non si sarebbe dovuto trovare nel punto dove si verificò l’incidente. I legali Flavio Sinatra ed Enrico Valentini hanno descritto un contesto operativo, che avrebbe assicurato il pieno rispetto delle misure di sicurezza. Anche sul mancato funzionamento del sistema di segnalazione, tramite sirena, sono stati avanzati dubbi. “Ci sono lavoratori che erano presenti quel giorno che hanno riferito di non aver sentito il suono ma non hanno escluso che possa esserci stato”, è stato spiegato.

La difesa di Antonuzzo, Bennici e Leandro Lorefice, rappresentata dal legale Flavio Sinatra, ha richiamato pronunce della Cassazione, anche rispetto al principio di “imprevedibilità” dell’evento, soffermandosi più volte su una presenza dell’operaio nella fase di manovra della gru che non era prevista nei piani di sicurezza. Antonuzzo, nel corso dell’istruttoria dibattimentale, spiegò che non si poteva accorgere della presenza del compagno di lavoro. La procura e le parti civili hanno rimarcato la sussistenza di pesanti responsabilità sul piano della tenuta delle misure di prevenzione. I familiari di Vizzini erano in aula, a seguire la discussione. Le motivazioni verranno depositate nel termine di sessanta giorni.

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