L’Agenzia delle entrate smobilita, no dalla Cgil: “Il Comune faccia luce sugli immobili pubblici”

 
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Nella foto Ignazio Giudice, segretario provinciale Cgil.

Gela. Gli interventi per arginare in città il piano di chiusura degli uffici periferici dell’Agenzia delle entrate non piacciono alle organizzazioni sindacali. No alla chiusura. Se, in modo unitario, le segreterie nazionali di Cgi, Cisl, Uil e Confsal-Salfi, hanno ribadito “la netta opposizione alla chiusura degli uffici, evidenziando la loro contrarietà a qualsiasi arretramento dei presidi di legalità sul territorio in quanto creerebbe gravi disagi ai lavoratori e ai cittadini-contribuenti”, in città si è aperta una ulteriore riflessione legata alla cessione in comodato d’uso gratuito di strutture comunali all’ente. “L’approccio della politica di cedere i locali di proprietà del Comune ad Enti di carattere nazionale, cosi importanti – accusa Ignazio Giudice, segretario della Cgil di via Pitagora – lo reputo uno schiaffo e l’ennesima mortificazione a tanti giovani con idee imprenditoriali brillanti che non possono realizzarsi nel territorio perché non hanno nessuna forma di finanziamento ne dalle banche ne dal Comune”.

“Luce sugli immobili comunali”. Le accuse della Cgil sono mirate al sindaco Domenico Messinese che, il giorno dopo la segnalazione di Maurizio Giunta, vice coordinatore nazionale Uilpa Agenzia Entrate, sulla soppressione totale dell’ufficio di via Butera già dal primo gennaio del prossimo anno, aveva convocato una rappresentanza dei 27 impiegati locali che rischiano di decidere se accettare il trasferimento a Caltanissetta o puntare su Catania. “La rivendicazione del mantenimento degli uffici di via Butera è giustificata da fattori oggettivi, come il numero di abitanti e delle imprese attive, e il gettito pro-capite. Noi della Cgil poniamo l’attenzione anche al rapporto Comune-immobili pubblici che una volta per tutte dovrebbero essere motore di introito al fine di aiutare le fasce deboli e produttive, invece di pensare ad accontentare amici che nulla hanno a che vedere con gli interessi della collettività”.

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