Un cassonetto dato alle fiamme e due carabinieri aggrediti, “era incapace di intendere”: arriva l’assoluzione

 
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Gela. Un cassonetto dato alle fiamme e due carabinieri aggrediti. Silvio Infurna, l’uomo accusato dei fatti, non era però capace di intendere e di volere quando agì.

Per l’esperto che lo ha visitato era incapace di intendere e di volere. Così, il giudice Tiziana Landoni ne ha disposto l’assoluzione. Una richiesta arrivata dal pubblico ministero Tiziana Di Pietro, soprattutto davanti a quanto riferito dal perito che ha effettuato un più approfondito esame sullo stato psichico dell’imputato. L’assoluzione è stata chiesta anche dai difensori, gli avvocati Maurizio Scicolone, Salvatore Vasta e Angelo Cafà. La difesa ha ribadito lo stato mentale borderline dell’imputato, come indciato in aula dall’avvocato Vasta. Una linea diversa, invece, è stata illustrata dal legale di parte civile, l’avvocato Valentina Lo Porto. Costituita nell’interesse dell’Ato Cl2, ha sostenuto che l’intossicazione da alcool, causa scatenante dei fatti, non rientrerebbe tra gli elementi che possono determinare l’eventuale incapacità di intendere e di volere. Alla fine, però, per Infurna è arrivata l’assoluzione.

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