Una rapina al porto di Palermo, la banda voleva piazzare un rimorchio in città: c’è la condanna per un autotrasportatore

 
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Gela. La banda delle rapine al porto di Palermo avrebbe potuto piazzare in città uno dei maxi rimorchi, portati via dopo un colpo tra le aziende del capoluogo.


Le accuse all’autotrasportatore. L’affare, alla fine, saltò. E’ però arrivata la condanna, a cinque anni di reclusione, per un autotrasportatore locale. Giuseppe Licata era finito a processo con l’accusa di tentata ricettazione. In base a quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbe tenuto contatti con i capi della banda, proprio per acquistare il rimorchio, sottratto nel porto di Palermo. Il passaggio, però, non avvenne mai. L’indagine fu avviata dai finanzieri di Palermo dopo una lunga serie di rapine ai danni dei titolari di aziende impegnate nel commercio all’ingrosso di derrate alimentari e prodotti arrivati a Palermo via mare. Gli inquirenti individuarono l’imputato attraverso alcune intercettazioni telefoniche. L’azione tra le banchine del porto di Palermo venne organizzata nel luglio di cinque anni fa e in quell’occasione il commando armato riuscì a portare via due rimorchi frigo con circa trentadue tonnellate di derrate alimentari. Uno dei rimorchi venne trasportato in città e secondo i magistrati la trattativa sarebbe stata condotta proprio da Licata insieme ai fratelli Danilo e Massimiliano Gravagna, a loro volta ritenuti al vertice della banda delle rapine. Il pubblico ministero Sonia Tramontana, a conclusione della sua requisitoria, ha ribadito la responsabilità dell’imputato, chiedendone la condanna a tre anni di reclusione. Il difensore di fiducia, l’avvocato Flavio Sinatra, invece, ha del tutto contestato la versione resa dagli investigatori, sottolineando come l’autotrasportatore non avesse mai saputo dell’origine del rimorchio. Pensava solo di poterlo acquistare, senza sospettare che potesse provenire da azioni criminali. Per la difesa, l’acquistò non si concretizzò proprio perché l’imputato avrebbe capito che dietro a quel rimorchio c’era qualcosa che non andava. Venne abbandonato in un’area rurale, al confine con Butera, dove fu ritrovato dagli investigatori. Il giudice Guzzetta, alla fine, ha imposto la condanna.

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