Imprenditore gelese in carcere per la “spazzacorrotti”, “è incostituzionale”: sì dai giudici

 
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Gela. La normativa, ribattezzata “spazzacorrotti”, è incostituzionale. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno spiegato che la questione posta dalla difesa dell’imprenditore Emanuele Comandatore, “non è manifestamente infondata”. Gli atti, quindi, passano alla Corte Costituzionale, che dovrà pronunciarsi, così come chiesto dall’avvocato Giacomo Ventura. Comandatore, coinvolto insieme ad altri familiari in una delle vicende scaturite dal caso dell’ex banca cooperativa Sofige, deve scontare un residuo di pena di sette mesi. In assenza di una norma transitoria, la sua vicenda rientra tra quelle punite con la “spazzacorrotti”, nonostante i fatti siano precedenti all’entrata in vigore della disciplina. Di conseguenza, dovrebbe andare incontro alla detenzione, dato che la legge contestata non prevede misure alternative. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Comandatore e gli altri familiari che gestivano un’azienda di autotrasporto, finita in amministrazione giudiziaria, avrebbero favorito la sottrazione di fondi, contestata anche al professionista chiamato a gestire i beni.

L’avvocato Ventura, davanti alla Corte d’appello di Caltanissetta, ha però sollevato l’eccezione di incostituzionalità, fornendo elementi precisi ai giudici nisseni, che hanno disposto l’immediata sospensione dell’ordine di carcerazione e del procedimento. Comandatore è stato scarcerato, in attesa che si pronuncino i giudici costituzionali.

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