Accusato di essere vicino ad Alferi, la difesa di Consiglio chiede il dissequestro di beni per mezzo milione di euro

 
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Gela. Una perizia contabile, sedici testimoni e una vasta documentazione per dimostrare che non esiste alcuna sproporzione tra i redditi dell’ambulante Rosario Consiglio e i suoi beni finiti sotto sequestro.

Sequestrati beni per mezo milione di euro. La difesa del quarantanovenne, davanti al tribunale per le misure di prevenzione di Caltanissetta, mira al dissequestro non solo dell’appartamento di via Monfalcone e della proprietà terriera di Settefarine ma anche di conti corrente, carte postepay e buoni fruttiferi per un valore complessivo di quasi mezzo milione di euro. Il provvedimento di sequestro venne eseguito a luglio. Consiglio, infatti, viene ritenuto vicino al boss Peppe Alferi. L’avvocato Salvo Macrì, suo difensore di fiducia, ha già preannunciato l’intenzione di produrre la vasta documentazione oltre a chiedere una consulenza contabile sui redditi del quarantanovenne. Rosario Consiglio, negli scorsi anni coinvolto nel blitz antimafia “Inferis”, ha sempre negato qualsiasi appartenenza al gruppo criminale. Gli unici rapporti che lo avrebbero legato a Peppe Alferi sarebbero stati di tipo lavorativo. Da anni, Consiglio si occupa della vendita di meloni nella zona di via Tevere, nel quartiere Baracche. Anche davanti al collegio penale del tribunale che lo sta giudicando proprio sui fatti del blitz “Inferis”, Consiglio ha confermato di non aver mai fatto parte di un gruppo capeggiato da Peppe Alferi.

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