Ambiente e fertilità, studiosi confermano: a Gela il più alto tasso di ipospadie

 
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Gela. La complessità ambientale di un territorio industriale come quello di Gela ci ha ormai abituato a convivere con numeri e percentuali preoccupanti, legati alle inevitabili questioni di salute pubblica.

Da ciò che si deduce dalla più recente letteratura scientifica, i dati più allarmanti riguardanti le malformazioni sono soprattutto quelli che fanno riferimento alle ipospadie, anomalie congenite che si verificano con una frequenza tale da detenere su Gela un record sconfortante,quello mondiale. Anomalie che, a seconda dell’entità con cui si manifestano, potrebbero essere strettamente correlate alle problematiche dell’impotenza e della ridotta fertilità. Nelle realtà industriali del mondo intero, per le ipospadie un dato così alto non si era mai registrato. Questo delicato argomento è stato riaperto dal direttore dell’istituto di riproduzione Hera/Umr, il dottore Nino Guglielmino, durante il convegno “Gestione e trattamento umanizzato della coppia infertile”, tenutosi dal 12 al 14 dicembre presso la facoltà di medicina e chirurgia di Catania. Alla stessa sessione congressuale, si sono inserite le ricerche di studiosi come il dottore Alberto Mantovani, responsabile nell’Istituto superiore di Sanità di alcuni progetti riguardanti la prevenzione rispetto agli effetti dell’inquinamento; e il dottore Marino Miceli, conduttore su Niscemi di uno studio sugli effetti dell’interazione con l’inquinamento elettromagnetico.

Nino Guglielmino: “la popolazione infertile in Sicilia varia dal 15 al 20 per cento, un dato abbastanza consistente. Per capirne la natura, è necessario comprendere  il rapporto che intercorre tra  ambiente e fertilità, soprattutto alla luce di quelle indagini volte a verificare l’incidenza  di patologie nell’apparato riproduttivo quali l’endometriosi,la policistosi ovarica, l’ipospadia in quei territori ad alto rischio ambientale.  L’ambiente in cui viviamo è stato in grado  di apportare delle modifiche ai parametri caratteristici  della riproduzione del genere umano, mettendone in discussione tutti i connotati: si è accorciato il tempo della gravidanza; è cambiata la data di comparsa della prima mestruazione e della menopausa; enormi sono le difficoltà di concepimento ed è cresciuta la tendenza a partorire prematuramente. Ci sono dei siti come Priolo, Milazzo ma soprattutto Gela in cui questa problematiche sono assoluti ed evidenti.

 E’ dal 2006 che finalmente la ricerca è riuscita a definire il ruolo degli interferenti endocrini, un ampio  gruppo di sostanze tra i quali figurano contaminanti ambientali, composti utilizzati in prodotti industriali e di consumo nonché composti naturali come i fitoestrogeni. Essi  agiscono, appunto, come ormoni nel sistema endocrino degli esseri viventi interrompendo la normale funzione degli ormoni. Oltre agli effetti tossici che queste sostanze portano (es: cancro), essi si inseriscono subdolamente nei meccanismi ormonali di molti organismi compreso l’uomo modificandone il funzionamento e facendo insorgere disfunzioni endocrine finora impensate. Inoltre il fatto che si comportino come sostanze ormonali nella donna in stato di gravidanza può interferire con lo sviluppo fetale ed in particolare con il sistema riproduttivo del feto stesso. Pertanto i problemi eventuali non si esaurirebbero solo sulla vita dell’individuo adulto colpito ma anche della generazione successiva e forse in quelle più lontane ancora. A Gela basterebbe andare a cercare quali sono gli agenti antiandrogenici che stanno infierendo nell’ambiente, per comprendere per quale ragione c’è la più alta percentuale di ipospadia nel mondo. Dispiace la disattenzione mostruosa che hanno dimostrato le istituzioni riguardo l’argomento”.

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