Ampliamento Timpazzo, Cts: “Ci sono criticità, intera area è sotto vincolo”

 
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L'area della discarica Timpazzo

Gela. Ci sono condizioni “escludenti” che non permettono, allo stato, di sviluppare la proposta progettuale di ampliamento delle vasche della discarica Timpazzo. Emerge dal parere rilasciato a fine dicembre dalla commissione tecnica specialistica che ha analizzato la documentazione inoltrata dagli uffici di Impianti Srr, la società in house della Srr4 che gestisce il sito di conferimento. Il parere è stato pubblicato e il dipartimento regionale ambiente ha definito il decreto, a conclusione della fase della conferenza di servizi. L’iter preliminare era stato attivato lo scorso anno dai responsabili di Impianti, nella prospettiva di arrivare al provvedimento autorizzativo unico. Dalla disamina condotta, secondo gli esperti della commissione è evidente un contrasto con il piano regionale dei rifiuti che non consente progetti di nuova realizzazione o di ampliamento in aree vincolate e che ricadono sotto classificazioni urbanistiche come quella agricola. L’intera zona, dove già sorge il sito di Timpazzo, è inquadrata come E1 (verde agricolo) e rientra nella Zps “Torre di Manfria, Biviere e Piana di Gela” oltre che nella classificazione di tutela Iba “Biviere e Piana di Gela”. Nel parere, ancora, si richiede di colmare delle mancanze documentali, a partire dalla necessità di uno studio di impatto ambientale. La proposta sviluppata da Impianti prevede la realizzazione di due vasche, denominate G e F. Nella piattaforma integrata è già attiva la vasca E mentre sono ormai sature e dismesse quelle A-B e C-D (in carico ad Ato Cl2 in liquidazione).

Le due nuove vasche, sulla scorta dei dati forniti, consentirebbero di aumentare la capacità abbancabile fino ad un totale di due milioni di metri cubi. Per la commissione tecnica, ancora, bisogna disporre di analisi dettagliate sull’effetto cumulo, legato alla presenza sul territorio di altri siti del ciclo dei rifiuti e non solo. Soprattutto l’aspetto dei vincoli ambientali e di tutela della zona, secondo i componenti della commissione deve essere affrontato da Impianti. “Si chiede come il proponente intende superare questa criticità”, è riportato negli atti pubblicati. Lo studio di impatto ambientale, qualora potessero essere sanate le criticità più stringenti, dovrà a sua volta riportare elementi specifici, incentrati anzitutto sulle ricadute ambientali, sull’assetto idrogeologico e sulle compensazioni. Tra i punti deboli, infine, l’assenza di soluzioni alternative a quella di Timpazzo. Il progetto di ampliamento venne posto tra le priorità già dall’allora governo regionale del presidente Musumeci. Nella relazione tecnica di Impianti si legge, tra gli altri punti, che “lo scopo di questa progettazione è quello di fornire il territorio comprensoriale afferente alla Srr 4 Cl Sud, di una dotazione impiantistica all’avanguardia, rientrante nelle migliori tecnologie disponibili, in grado di soddisfare le necessità dei Comuni soci e di assorbire le eventuali emergenze locali o regionali future”. Il parere della commissione arriva in una fase molto delicata per la filiera locale dei rifiuti. Timpazzo è stato spesso individuato come sito per far confluire conferimenti di altre aree dell’isola, in fasi di emergenza. La vasca E e il Tmb sono i punti di maggior rilievo impiantistico e il management sta cercando di progettare per accedere ai fondi Pnrr e non solo, nell’ottica di una maggiore sostenibilità. Il sistema di compostaggio di Ato, invece, è al centro di tanti approfondimenti e nelle ultime settimane è stato danneggiato prima del riavvio vero e proprio. Ieri, il senatore Pietro Lorefice ha fatto intendere che il ciclo locale dei rifiuti non può dipendere da un eventuale ampliamento di Timpazzo né dalla tecnologia “ormai vecchia” del compostaggio. Il fatto che Timpazzo ricada in un’area protetta, che non permette interventi impattanti, era già stato indicato dal responsabile della Riserva Biviere Emilio Giudice.

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