“Anche gli investimenti del protocollo d’intesa sono a rischio infrazione”, Giudice scrive al ministero

 
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Gela. Un netto contrasto tra i progetti previsti in accordi conclusi negli ultimi anni, a partire dal protocollo d’intesa del 2014, e i piani per la sostenibilità del territorio, riconosciuti dall’Europa. Il rischio è quello della procedura d’infrazione. Emilio Giudice, tra i responsabili della Riserva Orientata Biviere, l’ha precisato in una missiva ufficiale inviata a ministeri, assessorati regionali e dipartimenti competenti in materia. “C’è un contrasto enorme tra i progetti previsti in accordi di sviluppo e le misure dei piani per la sostenibilità del territorio locale – dice – ho scritto per chiedere che gli enti istituzionali competenti dialoghino tra loro. Lo stesso protocollo d’intesa del 2014, concluso da Eni ed enti locali, non è mai stato sottoposto alla proceduta di valutazione strategica. Non basta il solo fatto che la green refinery rientri in un piano bio. Non sono state fatte verifiche sulla conformità ai piani di sostenibilità. Se non si rispettano questi criteri, indipendentemente dal tipo di investimento, sarà inevitabile la procedura d’infrazione europea”.

Un aspetto cruciale che gli enti competenti pare non abbiano preso nella dovuta considerazione. “Se il governo nazionale o la Regione – conclude Giudice – non si muovono nel rispetto di quelle che sono le linee comunitarie, allora sarà quasi scontata la conseguenza, con procedure di infrazione che mettono a rischio il lavoro fin qui svolto dagli uffici e dai tecnici per l’attuazione degli investimenti”. Ombre che si potrebbero addensare anche sugli investimenti di Eni.

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