Caso Eni, “non solo estrazione dai pozzi” e i sindacati accusano il Comune

 
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Gela. “L’Eni finanzi tutte le iniziative culturali utili alla città ed al suo futuro ma non cancelli la sua storia industriale”. I segretari provinciali confederali di Cgil, Cisl e Uil si rivolgono direttamente ai manager della multinazionale

in vista del decisivo incontro ministeriale di martedì. Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Vincenzo Mudaro lo fanno mentre non si stemperano le polemiche su un presunto preaccordo che, in cambio dell’accettazione da parte delle istituzioni locali del nuovo piano economico di Eni, farebbe scattare una serie di compensazioni, compreso l’intervento dell’azienda nel fallimentare, almeno per il momento, polo fotovoltaico Agroverde o nella realizzazione di una struttura che possa ospitare i resti della nave greca. Così, i tre segretari non mancano di puntare il dito in direzione delle stesse istituzioni locali e della politica.
“L’ente comunale – scrivono in una nota congiunta – non può non sapere. I progetti venduti come opere compensative potevano eventualmente essere presentati all’azienda solo dai rappresentanti comunali”. Un chiaro messaggio alla politica che, in base a quanto indicato dai confederali, avrebbe scelto di portare avanti una trattativa quasi parallela con i vertici Eni.
“Gli investimenti e il perseguimento di progetti nuovi e alternativi – proseguono Giudice, Gallo e Mudaro – non devono intaccare l’esistente ma piuttosto promuovere vie di innovazione tecnologica per investire su un futuro possibile e competitivo. Se Eni dovesse utilizzare le risorse economiche solo per nuove estrazioni, si rischierebbe di negare giustizia a una popolazione che ha subito danni ambientali e alla salute e adesso in cambio vedrebbe minata la dignità del lavoro”.

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