Crisi ospedale, visita Caltagirone: parte Osservazione breve, vertice per valutare soluzioni

 
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Il commissario Asp Caltagirone

Gela. I dati del rapporto Agenas, attraverso il Programma nazionale esiti, collocano l’ospedale “Vittorio Emanuele” agli ultimi posti della graduatoria nazionale. Standard qualitativi più bassi rispetto alla media, in base al rapporto, lo relegano tra gli ultimi otto nosocomi italiani. Indicazioni che pervengono al culmine dell’ennesima crisi della struttura di Caposoprano, che deve patire la carenza di medici e servizi. Nel pomeriggio, è prevista una visita del commissario Asp Alessandro Caltagirone, più volte bersaglio di aspre critiche. Il manager è stato appena riconfermato al pari di tutti i commissari dell’isola, almeno fino al 31 gennaio 2024 (in attesa che si chiusa la procedura di nomina dei direttori generali). Inaugurerà l’osservazione breve intensiva, con quattordici posti, prevista in medicina. Dovrebbe essere una soluzione temporanea in attesa della nuova astanteria e del pronto soccorso. Caltagirone ne approfitterà per tenere un vertice con tutti i responsabili dei reparti del nosocomio e con il management, ad iniziare dal direttore sanitario Alfonso Cirrone Cipolla. Si cercano soluzioni praticabili a difficoltà sempre maggiori che non permettono di assicurare efficienza, con reparti chiusi o addirittura mai partiti e con personale ridotto ai minimi.

La scorsa settimana, in un vertice alla Regione, sia l’assessore Volo sia i manager dell’Azienda sanitaria provinciale hanno assicurato al sindaco Lucio Greco (che era insieme all’assessore Antonio Pizzardi e al presidente del consiglio comunale Salvatore Sammito), un potenziamento e una ripresa di tanti servizi che stentano. Difficile che tutto questo possa materializzarsi nel breve periodo e non a caso il comitato “Sos Vittorio Emanuele” ha espresso più di una titubanza. Più volte, anche la commissione consiliare sanità si è occupata del tema mentre i grillini del Movimento cinquestelle hanno condotto una visita ispettiva. L’ospedale deve ritrovare linfa: servono risorse concrete e meno impegni solo ipotetici.

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