Dalla città dei tagli del nastro alla città della chiusure per randagi e vandali

 
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Da sinistra il parcheggio Arena, il Pala Don Puglisi, le mura chiuse e l'ascensore panoramico del Comune

Gela. In passato Gela era diventata la città dei tagli del nastro. Inaugurazioni su inaugurazioni, mutui ventennali, opere a volte incomprensibili e non indispensabili. Oggi alcune di quelle opere frutto di una conquista di civiltà, come il PalaCossiga o il Palalivatino, o di scelta irrazionali (come l’ascensore panoramico) sono inaccessibili. Inutilizzabili. Vandalizzate. Esempi di spreco di denaro pubblico.

E stanno aumentando. Una città prima sotto ricatto della mafia oggi dei randagi e vandali. Come nel caso delle mura greche per la presenza di cani randagi, o di ladri e vandali che distruggono il parcheggio Arena, o il PalaEcoplast o il PalaPuglisi non ancora aperto al pubblico.

C’è un problema? Si chiude. Da qui arriva anche la provocazione del segretario della Cgil, Ignazio Giudice. “Chiudiamo la città? Individuare nella chiusura di un bene pubblico la soluzione del problema lo trovo terribile. Mi riferisco a tre episodi che, nell’arco dell’ultimo anno, hanno spinto l’amministrazione a tale scelta. Prima l’ordinanza di chiusura di un tratto di spiaggia a Macchitella per la presenza di cani; poi, riscontrata la presenza di randagi presso le mura Timoleontee si chiudono; ora, come se fosse normale, si chiudono i parcheggi pubblici che non solo sono costati milioni di euro di soldi pubblici ma sempre con i soldi pubblici si è fatta anche la manutenzione. 

A questo si aggiunge la chiusura del porto, il Palalivatino chiuso, il pontile chiuso, l’ascensore panoramico chiuso e l’elenco potrebbe continuare. Insomma, per la CGIL, è assurdo individuare nella chiusura la soluzione al problema. Se tre cani entrano al Comune si chiude il Comune? Chi amministra deve risolvere e la soluzione non può essere la chiusura di una intera città”.

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