Dalla Germania all’Italia, droga trafficata da Rinzivillo: “Un ostaggio a garanzia”

 
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Gela. La Germania sarebbe stata una base logistica fondamentale per organizzare il traffico di droga. Il sessantenne Salvatore Rinzivillo, coinvolto nell’inchiesta “Extra fines-Cleandro”, avrebbe fatto affidamento su insospettabili, come l’ingegnere Ivano Martorana, gelese ma che viveva da tempo in territorio tedesco. Sarebbero stati proprio Martorana e Paolo Rosa, altro gelese residente stabilmente in Germania, a diventare contatti privilegiati per il boss. Vennero monitorati alcuni loro incontri a Francoforte. Il traffico di sostanze stupefacenti, in base a quanto raccontato in aula da uno degli investigatori del Gico di Roma, Rinzivillo l’avrebbe pianificato insieme ad un gruppo di agrigentini, a loro volta con base in Germania. Il boss, per questi fatti, è già stato condannato dal gup del tribunale di Caltanissetta, che ha anche giudicato Martorana e Rosa. Davanti al collegio penale del tribunale di Gela (presieduto dal giudice Miriam D’Amore), sono invece a processo, l’altro gelese Riccardo Ferracane, gli agrigentini Giuseppe Cassaro, Vincenzo Spiteri, Gabriele Spiteri e Francesco Doddo. Il Gico della guardia di finanza seguì per mesi gli spostamenti di Rinzivillo e i suoi incontri. In video-collegamento, perché ancora detenuto, ha parlato uno dei carabinieri coinvolti nel blitz “Extra fines” e a sua volta già condannato per i rapporti con Rinzivillo. “Martorana me lo presentò Rinzivillo – ha detto Marco Lazzari – i fratelli Spiteri, invece, non li ho mai visti”.

Gli investigatori sono convinti che i quantitativi di droga trafficati sarebbero stati talmente consistenti, anche da un punto di vista economico, da necessitare di garanzie. Ritengono che i fornitori pretendessero un ostaggio, proprio come garanzia dei pagamenti dopo la consegna della droga. “In base a quanto abbiamo appurato – ha detto il finanziere del Gico di Roma sentito in aula – Doddo una volta chiese se sarebbe toccato a lui fare da ostaggio”. Gli investigatori hanno inoltre accertato che Rinzivillo aveva avuto diversi contatti con il marocchino trentasettenne Ramzi Said, che nel giugno di sei anni fa venne fermato dai poliziotti, in territorio di Niscemi. All’interno dell’Alfa sulla quale era a bordo furono trovati dodici chili di hashish e cento grammi di cocaina, nascosti dietro i pannelli degli sportelli della vettura. I contatti vennero registrati prima del viaggio e del successivo arresto del marocchino, che era in compagnia di due cittadini italiani. Gli imputati, tra gli altri, sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Giovanni Lomonaco, Walter Tesauro e Giuseppe Rapisarda.

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