E’ vittima di mafia, assunta dal Comune ma la Regione va ancora dai giudici

 
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Gela. I tribunali ai quali si rivolse l’hanno, già da tempo, riconosciuta come vittima sopravvissuta della mafia.

L’amministrazione comunale, in base ad una speciale norma di legge, dopo la pronuncia dei giudici, due anni fa ne ha deciso l’assunzione. Il no dell’assessorato regionale. L’assessorato regionale alla famiglia e al lavoro, però, non ha accettato il verdetto e, adesso, ha addirittura proposto appello contro quella decisione. Un provvedimento che obbligherebbe proprio l’assessorato palermitano a versare anche le retribuzioni arretrate alla donna. La cinquantenne Antonina Guaia, nel settembre di ventisette anni fa, venne ferita mentre transitava nella zona di piazza Salandra. Finì, inconsapevolmente, al centro della scena di un agguato organizzato da un gruppo di sicari di cosa nostra. I proiettili costarono la vita ad un’altra innocente, Grazia Scimè. I giudici, nell’estate di due anni fa, ne riconobbero il diritto all’assunzione proprio in base alla legge che tutela le vittime sopravvissute della mafia. I funzionari dell’assessorato al lavoro palermitano, però, non sembrano intenzionati a rispettare il verdetto. Quindi, già l’11 marzo si dovrebbe nuovamente tornare in aula, questa volta davanti ai giudici della corte d’appello di Caltanissetta.

 

 

 

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