Gela. Per l’accusa avrebbe sottoposto ad estorsione un imprenditore edile; stando alla difesa, invece, si sarebbe trattato della semplice riscossione di un credito. Il trentaquattrenne Nicola Palena è stato condannato a sei anni e otto mesi di reclusione
dal collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dai magistrati Manuela Matta e Vincenzo Di Blasi.
L’imputato venne arrestato nel dicembre di tre anni fa. Stando alle accuse, avrebbe estorto denaro ad un imprenditore, già in affari con l’azienda gestita dal fratello dello stesso Palena.
“Le intercettazioni – ha spiegato in aula il pm della Dda di Caltanissetta – ci consegnano elementi chiari. I soldi vennero chiesti facendo leva sull’appartenenza di Palena al gruppo della stidda”.
Di segno diametralmente opposto, invece, il ragionamento sviluppato in aula dalla difesa dell’imputato, sostenuta dall’avvocato Flavio Sinatra. “Palena – ha spiegato – agì solo per riscuotere un credito spettante al fratello per conto della cui azienda lavorava dopo la scarcerazione. Quando mai si è visto un estorsore che chiede di essere pagato con un assegno da versare, successivamente, su un conto corrente? Peraltro, l’azienda del fratello è stata sottoposta ad estorsione da esponenti della stidda”.
La linea difensiva, però, non ha convinto i magistrati del collegio che hanno accolto in pieno la richiesta di condanna formulata dalla pubblica accusa. Quindi, niente esercizio arbitrario della proprie ragioni, come argomentato dalla difesa, ma vera e propria estorsione.