I clan volevano il Caligola, l’ex capo Rosario Trubia: “Sulle estorsioni decidevo io…il concerto di Celeste era per gli Emmanuello”

 
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Gela. La discoteca Caligola di contrada Roccazzelle sarebbe finita nel mirino dei clan locali fin dalla sua apertura. Parla l’ex reggente di cosa nostra. Cosa nostra e stidda avrebbero scelto di spartirsi i soldi degli incassi, nel tentativo finale di prendersi l’intera attività commerciale. Ad agire per conto dei clan, in base alle accuse mossegli dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, sarebbe stato Emanuele Caci. Le richieste di denaro ma anche quelle legate a spettacoli che dovevano essere gestiti solo dalle famiglie sarebbero arrivate all’allora proprietario Pasquale Burgio. “Emanuele Caci non aveva mano libera sulle estorsioni, tutto doveva passare dal reggente che in quel periodo ero io – ha detto in aula il collaboratore di giustizia Rosario Trubia – il concerto di Gianni Celeste lo hanno voluto i fratelli Emmanuello”. L’ex reggente di cosa nostra ha risposto alle domande del pubblico ministero Luigi Leghissa e del difensore dell’imputato, l’avvocato Grazio Ferrara. Al centro delle contestazioni, infatti, c’è anche l’organizzazione, che sarebbe stata imposta dai clan, di uno spettacolo del cantante neomelodico. Gianni Celeste si esibì proprio al Caligola. In quel caso, tutti gli incassi sarebbero andati ai clan. Lo stesso Trubia ha ribadito che durante l’esibizione il cantante lo ringraziò, nonostante in quel periodo l’attuale collaboratore di giustizia fosse latitante. Tutto scaturì dalla denuncia dell’ex proprietario della discoteca, che dopo diversi anni decise di raccontare quanto subito. In giudizio, è parte civile con l’avvocato Salvatore Caradonna. 

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