I conti di Rosario Consiglio analizzati da un perito, per gli inquirenti è vicino a Peppe Alferi: possibile una nuova verifica

 
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Gela. L’esame finanziario dei beni a disposizione dell’ambulante cinquantenne Rosario Consiglio e della sua famiglia è stato al centro della testimonianza resa dal perito nominato dai giudici del tribunale delle misure di prevenzione di Caltanissetta.

Il sequestro dei beni. All’ambulante, ritenuto dagli investigatori vicino al boss Peppe Alferi, nell’estate di due anni fa, vennero sequestrati beni per oltre mezzo milione di euro. Un provvedimento contestato dal legale di difesa, l’avvocato Salvo Macrì. Il perito nominato ha avuto modo di analizzare flussi finanziari e movimenti bancari risalenti al periodo compreso tra il 1997 e il 2012. Da quanto emerge, ci sarebbe una sproporzione tra i redditi dichiarati dall’ambulante e le sue effettive disponibilità. I dubbi, però, almeno quelli ulteriormente ribaditi dal difensore, riguardano gli anni precedenti. Stando alla difesa, infatti, non sarebbe da escludere che nel periodo precedente a quello esaminato dall’esperto, Consiglio avesse già avuto modo di avere disponibilità economiche sufficienti. Per questo motivo, non è da escludere che il legale possa formalizzare la richiesta di un’ulteriore perizia, proprio sui conti relativi ai periodi precedenti. Un’abitazione nel quartiere Baracche e una proprietà terriera nella zona di Settefarine vennero sequestrate insieme a conti corrente, carte postepay e buoni fruttiferi. Per gli inquirenti, sarebbero frutto di fondi illeciti. L’ambulante, invece, ha sempre sostenuto che i beni finiti al centro della vicenda siano da legare solo alla sua pluriennale attività commerciale.

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