Balneabilità, la protesta dei lidi privati

 
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Gela. Un’estate davvero colma di contraddizioni quella che ha vissuto Gela quest’anno.

 Nonostante il caldo torrido e l’afa incessante rilasciata dagli innumerevoli anticicloni che si sono imbattuti su tutta l’isola, tanta gente si è rifiutata di frequentare in maniera quasi categorica il tratto di mare che va da Macchitella fino al Lungomare.

Non è difficile ricordare le ragioni: la cittadinanza ha segnalato fenomeni d’inquinamento nelle acque. Segnalazioni ritenute esagerate perché, ed è qui che scatta l’irrisolvibile contraddizione, contrastano con i risultati dei prelievi eseguiti per la classificazione di balneabilità e con le rassicurazioni del comune, dell’Asp e della Guardia Costiera.

Comunque sia, buona parte dei cittadini ha preferito non credere, e perché testimone diretta di quei fenomeni per cui viene accusata di esagerazione, e perché influenzata dall’opinione pubblica.

Pur di non rischiare nel rimetterci in termini di salute, ha scelto,dunque, di migrare verso le spiagge di Manfria e di Licata, con la consapevolezza che la situazione cambia ma in forma impercettibile. C’è chi addirittura ha optato per la piscina.

Pagano il prezzo della cattiva reputazione di cui ha goduto il litorale non solo i cittadini ma anche quelle micro realtà economiche locali che hanno investito sulle loro attività e che hanno dovuto fare i conti con un imbarazzante crollo delle presenze: i lidi privati.

Anche questa considerazione parrebbe una contraddizione per chi nota un forte afflusso di automobili posteggiate proprio a ridosso dei lidi, ma i fatti sono altri.

Quasi tutti i proprietari e gestori delle strutture balneari, specie quelli che vantano uno storico alle spalle e, dunque,la possibilità di confrontare la situazione attuale con quella degli anni precedenti, hanno registrato un pesante calo di flusso.

Pochi gli affitti e poche le richieste. Ma quel che peggio è che persino gli abbonati hanno deciso di non usufruire del servizio per cui hanno pagato.

Una socia del Madhia dice: “Sulla base di come abbiamo trascorso il mese di giugno, ci aspettavamo una gran mole di lavoro per luglio. Ma non credevo ci attendesse l’abbandono più totale. Su 50 abbonati, abbiamo lavorato solo con 8. Quando chiediamo ai nostri clienti come mai si sono assentati durante questa stagione ci rispondono che, per via dell’inquinamento, hanno dovuto ricorrere a delle cure mediche e non hanno la benché minima intenzione di esporre i figli a questi rischi. Chi come noi ha investito capitali ed energie, si è ritrovato deluso e sconfortato allo stesso tempo. Le sorti si sono sollevate dopo ferragosto ma per via della gente che proviene da fuori”.

Alcune strutture hanno affisso le informazioni relative alla qualità dell’acqua di balneazione, scaricabili attraverso il sito Portale Acque del Ministero della salute. Il mare di Gela risulta balneabile. E lo conferma Giuseppe Fava, consigliere comunale.

Frequenta il lido Copacabana e garantisce di fare quotidianamente il bagno: “Io stesso mi sono prodigato a convocare due conferenze di servizio con la presenza degli enti preposti per pronunciare ufficialmente lo stato di salute del mare. E’ emerso, con dati alla mano che eccetto alla foce del Gattano il mare è balneabile. Non porterei mio figlio qui, ogni giorno.

“Che scatti un’allarme è pure giusto, non si scherza con la salute” afferma Giovanni Messina, titolare del Tropico Med. Non è giusto che l’allarmismo diventi fondante anche dopo che sono state effettuate le analisi. Prima la crisi, poi il colpo di grazia. Dovremmo unirci ma non esiste tutt’oggi un’associazione che leghi le strutture balneari e che le protegga da questo stato di cose.

“C’è stato un calo del 50%” dichiara il gestore del Bcool Beach mentre i ragazzi del Croco Beach affermano ” o per colpa dei pregiudizi o per colpa dell’inquinamento, un grosso danno l’abbiamo registrato per il mese di Luglio. Anche i clienti si sono allontanati per dodici giorni di fila”.

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