Il Calvario…dell’indotto Eni: decine di aziende a rischio chiusura e sit in davanti alle croci

 
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Gela. Dopo i telegrammi di licenziamento inviati a 115 operai della Smim, la tensione sociale rischia di riesplodere tra i lavoratori dell’indotto.

Decine di società in crisi. La prossima settimana, i sindacati dei metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm vedranno i manager Smim e quelli Eurocoop in prefettura a Caltanissetta. Sul tavolo, non solo i licenziamenti decisi dalla storica azienda metalmeccanica dell’indotto Eni ma anche i ritardi nei pagamenti per gli operai Eurocoop. L’azienda attraversa un periodo di fortissima crisi, legata principalmente alla quasi totale assenza di commesse di lavoro e, di conseguenza, l’amministratore giudiziario che al momento gestisce le sorti del gruppo dovrà assumere tutte le decisioni del caso. Da dicembre, sono senza lavoro anche i circa sessanta operai della Elettroclima snc, azienda elettrostrumentale entrata anch’essa nel vortice della crisi. In bilico, però, ci sono molte altre società dell’indotto Eni, ferme da mesi e senza alcuna possibilità di ricollocazione dei lavoratori. Dagli ex Remosa ai lavoratori della Cosime passando per le turbolenze attraversate anche da quelli di Sudelettra, senza dimenticare gli ex Comeco e tutti gli operai inseriti nella lista di disponibilità mai utilizzata. Il settore metalmeccanico ed elettrostrumentale nella fabbrica Eni rischia il completo declino.

Il sit in in piazza Calvario. Intanto, nelle scorse ore, i lavoratori Smim destinatari dei provvedimenti di licenziamento si sono radunati davanti alle croci di piazza Calvario. Una scelta simbolica per contestare i provvedimenti appena arrivati dai manager del gruppo. Una scelta, quella del licenziamento, giustificata, secondo i proprietari Smim, dal mancato rinnovo della cassa integrazione straordinaria e dall’impossibilità di ricollocare per intero la manodopera.

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