Il caso Eni, “giunta e consiglieri si dimettano!”: il Nuovo Psi attacca e i salviniani “mirano” ai pozzi

 
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Gela. Il caso Eni non smette di produrre effetti politici.

“Giunta e consiglieri devono dimettersi”. Adesso, a prendere posizione sono anche gli esponenti di due forze non rappresentate in consiglio comunale. I socialisti del Nuovo Psi, con il coordinatore provinciale Bruno Antonuccio, non usano mezzi termini. La giunta comunale e tutti i consiglieri devono dimettersi immediatamente. “In questi mesi abbiamo assistito in silenzio a vicende che osiamo definire vergognose da un punto di vista politico ed amministrativo – spiega lo stesso Antonuccio – abbiamo visto i protagonisti di anni di pessimo governo scendere in piazza per protestare non si sa bene contro chi; amministratori in carica chiedere, in diretta televisiva, l’aiuto di chiunque purché portatore di qualche idea da applicare nell’immediato; garanti del protocollo del 6 Novembre accorgersi solo ora che gli accordi firmati più di un anno fa erano vuoti e senza prospettiva. Tutto questo ci porta a chiedere un presa d’atto da parte di chi governa questa città”. Per i socialisti del Nuovo Psi, solo una nuova amministrazione potrebbe garantire una valida interlocuzione sul fronte di una vertenza ancora irrisolta.

“Vanno fermati i pozzi”. Contro Eni, invece, si schierano gli esponenti di Noi Con Salvini Antonio Giudice e Katia Nicosiano. “Una proposta come quella accettata nel protocollo di due anni fa – spiegano – non doveva neanche essere presa in considerazione. Un impiego di trenta risorse per le bonifiche ambientali, una forza lavoro cosi sottodimensionata, possono significare solo due cose o l’intenzione di non eseguire le bonifiche a regola d’arte o che questo protocollo è un fuoco di paglia”. Per Antonio Giudice, inoltre, se la vertenza non dovesse sbloccarsi, ci sarà solo una soluzione da adottare. “Se le istituzioni ed Eni – conclude – non si impegneranno a rimodulare gli interventi su Gela, resta solo la via della chiusura dei rubinetti al colosso petrolifero da parte della cittadinanza attraverso il blocco dei pozzi di perforazione, costringendo l’Eni a mantenere gli impegni assunti negli anni in cui si prometteva il mantenimento dell’occupazione ed il rispetto dell’ambiente e della salute umana. Il protocollo del 2014 è una scatola vuota”. 

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