Il processo “Casa Nostra”, le condanne a Muncivì e Giorrannello: depositate le motivazioni dei giudici di appello

 
0

Gela. Il presunto peso delle organizzazioni mafiose locali sui cantieri per la costruzione di un vasto complesso edilizio, nella zona di via Butera.

Il giudizio di appello. Sono state depositate le motivazioni della sentenza di condanna emessa dai giudici della Corte di appello di Caltanissetta nei confronti di Francesco Muncivì, ex consigliere comunale di Forza Italia, e dell’imprenditore Silvio Giorrannello. Lo scorso giugno, i giudici nisseni hanno pronunciato un verdetto di condanna a sette anni e mezzo di detenzione nei confronti di Muncivì, riducendo i dieci anni decisi in primo grado, e a tre anni e quattro mesi per Giorrannello, assolto invece dai giudici del tribunale di Gela. E’ caduta l’accusa di associazione mafiosa ma sono rimaste in piedi quelle di concorso esterno ed estorsione. In sostanza, gli imprenditori titolari di aziende subappaltatrici, impegnate nei lavori per la realizzazione del complesso residenziale, dovevano mettersi in regola e pagare periodicamente. Il sessantasettenne Francesco Muncivì, difeso dagli avvocati Flavio Sinatra e Antonio Gagliano, era finito al centro dell’indagine “Casa nostra”. Secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, sarebbe stato il referente dei clan di cosa nostra nei cantieri. Ricostruzione da sempre contestata dalla difesa  dell’imputato che, stando alla linea esposta anche in aula, sarebbe stato piuttosto vittima di pressioni e minacce. Anche i legali di difesa di Silvio Giorrannelo, gli avvocati  Antonio Impellizzeri e Franca Auteri, hanno a loro volta sostenuto l’estraneità ai fatti dell’imprenditore che, invece, sarebbe stato tra quelli vessati dalle richieste di denaro. In appello, inoltre, c’è stata la rinuncia al ricorso della procura generale nei confronti di Giuseppe Giorrannello, fratello di Silvio, già assolto in primo grado. Dopo il deposito delle motivazioni da parte dei giudici nisseni, le difese mirano al ricorso in Cassazione. Gli imprenditori che sarebbero stati vessati si sono costituiti parti civili con gli avvocati Joseph Donegani, Nicoletta Cauchi, Fabio Fargetta e Vittorio Giardino.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here