“Il sangue di Giuda”, l’investigatore Giovanni Alma indaga a Gela nel romanzo di Cantella

 
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Il giornalista Gabriele Cantella

Gela. Non un’opera prima ma sicuramente un lavoro che ha attratto l’interesse di una casa editrice come Mursia, che ha scelto di inserire il romanzo del giornalista gelese Gabriele Cantella nella collana “è Giungla Gialla”, lanciata principalmente per gli appassionati di ebook. Dal 28 luglio, sarà disponibile “Il sangue di Giuda”, dell’autore gelese. Cantella, ormai da qualche anno, affianca all’attività di giornalista sportivo quella di scrittore, radicato nel contesto delle detective stories. Prima dell’approdo a Mursia, aveva già dato alle stampe “L’opera dei pupi”, con sei racconti di ambientazione noir e non solo, e “Passato in giudicato”, lavoro nel quale già si muoveva l’investigatore privato Giovanni Alma, uscito dalla penna di Cantella e che è alla base de “Il sangue di Giuda”. Nel romanzo che sta per uscire con Mursia e negli antefatti letterari che l’hanno preceduto, Gela non manca praticamente mai. Cantella ha lasciato la città da diversi anni, per ragioni di studio e poi di vita, ma rimane impressa nella sua narrativa e “Il sangue di Giuda” non si discosta da una riflessione che si incarna in Giovani Alma e nei misteri che cercherà di scardinare, che sono poi misfatti sui quali imprimere inquietudine e ricerca di un significato diverso di vita. In “Il sangue di Giuda”, l’investigatore privato di Cantella inizierà ad occuparsi dei delitti della settimana Santa. Chi uccide lo fa in chiesa. A Gela, in quei giorni la pioggia era battente.

“Sotto una pioggia fitta e ostinata, che in aprile a Gela non s’era mai vista, un serial killer invisibile e spietato semina la sua scia di morte e terrore. I delitti del misterioso assassino appaiono ancor più inquietanti perché compiuti in chiesa, durante la Santa Messa, nella Settimana di Pasqua. Accanto ai corpi senza vita delle vittime, trenta pezzi d’argento e un santino raffigurante una delle stazioni della Via Crucis. Mentre la polizia insegue un fantasma al quale non riesce a dare un nome e un volto, l’investigatore privato Giovanni Alma indaga parallelamente alla ricerca del colpevole e delle ragioni che hanno armato la sua mano. L’indagine sui delitti del serial killer della Via Crucis, così lo ha ribattezzato la stampa, diverrà per Giovanni Alma un’indagine su sé stesso, un’occasione per ritrovare quel senso che nella sua vita sembra ormai perduto da quando lei se n’è andata. La morte ha spezzato la vita di Marella e interrotto quella di Giovanni Alma, che si è condannato all’esilio dal mondo dei vivi, vagando senza titolo in quello dei morti, alla ricerca di un’ombra muta e invisibile”, così si legge nella nota ufficiale di Mursia. Non dannato come l’Alligatore di Massimo Carlotto ma sicuramente irrequieto come Philip Marlowe, ripreso da Osvaldo Soriano in “Triste solitario y final”, Alma indaga sui delitti in una Gela dai connotati tutt’altro che inclini alla tradizione del romanzo giallo siciliano.

“Il Sangue di Giuda è una storia che viene da lontano, figlia della mia ossessione, sin da bambino, per la figura del discepolo maledetto, traditore universale, ma quanto davvero responsabile di quell’azione meschina e abietta che da sempre gli si contesta? Ho provato ad indagare e ricostruire le reali motivazioni che lo spinsero a quel gesto e ho scelto di farlo nella Gela di oggi, nei luoghi e tra la gente che conosco e che mi appartengono. Perché la vicenda umana dell’Iscariota supera tempo e spazio, il tema della scelta e del libero arbitrio ci riguarda tutti, chiunque siamo, ovunque siamo. A condurre questa indagine, così intima e dolorosa, è Giovanni Alma, figlio di Gela come me, sempre inquieto e in cerca di risposte come me. Penso che Gela, così aspra eppure incantevole, eternamente sospesa tra passato glorioso, presente difficile e futuro complicato, sia il posto perfetto per trovare quelle risposte. Basta saper dove cercare”, dice Cantella.

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