Il sogno infranto di Mattei e Faraone ammette: “I ritardi su Gela sono inaccettabili”

 
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Gela. Del sogno texano di Enrico Mattei sono rimaste solo le ciminiere spente e la rabbia dei lavoratori.

E mentre anche oggi agli operai dell’indotto si sono aggiunti quel diretto nella tv di Stato gira beffardo lo spot di Eni. “Dove c’era una raffineria oggi abbiamo creato una bioraffineria”. Quasi una provocazione, seppur involontaria, del colosso energetico che qui, a Gela, si sta limitando ad estrarre petrolio dai pozzi. Ecco perché, al secondo giorno di protesta, gli operai hanno fatto in modo di bloccare tutti i pozzi, compreso il gasdotto sottomarino green stream.

A distanza di 15 mesi dalla firma del protocollo al Ministero dello Sviluppo Economico, che avrebbero dovuto portare investimenti per 2,2 miliardi di euro in Sicilia, la conclamata riconversione della Raffineria di Gela in “green refinery” non è avvenuta.

Ribalta nazionale. Da ieri anche i media nazionali si sono accorti dell’esistenza di un caso Gela. Da Radio Rai a La 7, da Canale 5 ad Agorà su Rai3 in diretta dai blocchi, telecamere e microfoni sono puntati su quegli operai che rivendicano lavoro, o quantomeno un ammortizzatore sociale.

Gela è una città allo stremo e l’unico modo per accelerare l’attuazione del protocollo è protestare. I presidi proseguono e non si accede da nessuna parte. Strade bloccate sulla Gela-Licata, Gela-Vittoria e Gela-Catania.

Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto collaborazione a commercianti, artigiani, agricoltori e impiegati pubblici per dare, “una massiccia risposta di mobilitazione generale a Eni e governo, a sostegno della vertenza Gela”.

Stato, Regione, Comune, Eni e parti sociali non sono ancora riusciti a siglare l’accordo di programma, indispensabile per definire tempi e modi di intervento nelle bonifiche nell’area degli impianti dismessi di Eni, negli insediamenti produttivi e nella riconversione biologica della raffinazione. Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione, Università e Ricerca, ha parlato di “ritardi inspiegabili”, intervenendo ieri pomeriggio a Radio 1. “Il Governo centrale ha fatto la sua parte, mettendoci programmi e risorse economiche.  Con il Premier Renzi siamo andati a Gela per spiegare il progetto di riconversione con una struttura di green economy. Questa riconversione ci permette di andare in una direzione importante rispetto al passato. Il Governo si è preso l’impegno di mantenere l’occupazione di tutti i circa 2000 lavoratori, tra diretto e indotto. Ci sono ritardi in effetti inaccettabili. Burocrazia e rimpallo di competenza ci stanno facendo ritardare le bonifiche. Il cantiere del nuovo impianto potrebbe essere già fonte di lavoro. Risorse, progetti e programmazione lo Stato per Eni li ha messi in campo. Questi ritardi sono effettivamente inspiegabili. Per evitare una crisi sociale a Gela utilizzeremo anche gli operai per Eni nel mondo e ogni forma di ammortizzatore sociale”.

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