L’inchiesta antimafia “Redivivi”, davanti al gup i difensori respingono le accuse della Dda

 
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Gela. I difensori dei nove imputati che, davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta, devono rispondere alle accuse mosse nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Redivivi” hanno iniziato ad esporre le proprie conclusioni.

L’inchiesta. Nelle scorse settimane, i pm della Dda hanno chiesto condanne a sette anni e sei mesi di reclusione per Rosario Maichol Trubia e a sei anni e otto mesi per Luigi Rizzari. Entrambi, infatti, vengono ritenuti affiliati al gruppo mafioso dei Trubia. E’ stata invece chiesta l’assoluzione per lo stesso Trubia rispetto all’accusa di traffico di droga. Sempre per lo spaccio, è arrivata la richiesta a due anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Carnazzo. Sono cadute, invece, le accuse di far parte del clan contestate a Francesco Giovane, Pasquale Lino Trubia e Pasquale Andrea Trubia. Per loro, il pm ha chiesto l’assoluzione. Una richiesta analoga è stato formulata nei confronti di Manuele Rolla, Simone Maugeri e Giuseppe Cannizzo, accusati di aver fatto parte della presunta rete di spacciatori vicini alla famiglia Trubia. Tutti gli imputati hanno optato per il giudizio abbreviato mentre le posizioni degli altri coinvolti nell’inchiesta verranno definite in dibattimento.  In base a quanto emerso, gli imputati avrebbero fatto parte di un vero e proprio clan, in grado di controllare anche il mercato della raccolta della plastica tra le campagne locali. A respingere le accuse mosse a Giuseppe Carnazzo sono stati proprio i difensori di fiducia. L’uomo viene ritenuto vicino al gruppo di spacciatori individuato dai poliziotti della mobile di Caltanissetta e da quelli del commissariato di via Zucchetto. Intanto, le parti civili si sono associate alle richieste di condanne già formulate dal pubblico ministero Luigi Leghissa. In aula, si tornerà a fine gennaio e spetterà agli altri legali concludere. Nel pool difensivo, ci sono gli avvocati Flavio Sinatra, Nicoletta Cauchi, Valentina Lo Porto e Grazio Ferrara . Parti civili, invece, sono i cinque imprenditori che avrebbero subito pressioni dal presunto gruppo criminale, costituiti con l’avvocato Giovanni Bruscia, e il Comune con il legale Anna Gambino.  Tra le parti civili, c’è inoltre l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Panebianco.

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