L’inchiesta Redivivi, “i capi vanno rinviati a giudizio”: chiesto il processo per i vertici della famiglia mafiosa

 
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Gela. Rinvio a giudizio per i presunti capi del gruppo mafioso che sarebbe stato organizzato dalla famiglia Trubia, capace di controllare il mercato della raccolta della plastica nelle aree rurali della città. Il giudice deciderà venerdì. La richiesta è arrivata dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta Luigi Leghissa. Per la Dda, infatti, le accuse nei confronti degli indagati reggono, anche sul fronte dello spaccio di droga e della disponibilità di armi. Così, la richiesta di rinvio a giudizio è stata formulata nei confronti di Vincenzo Trubia, Nunzio Trubia, Rosario Trubia, Luca Trubia, Simone Trubia, Rosario Caruso e Ruggiero Biundo. Per loro rimane in piedi l’accusa di associazione mafiosa. Ipotesi, invece, caduta per il romeno Petrut Ursica e per il ventisettenne Rosario Trubia. Per loro, infatti, il rinvio a giudizio è stato richiesto solo rispetto ad altri capi di imputazione, compreso quello relativo al possesso di armi. Gli altri indagati, invece, hanno optato per riti alternativi. Si tratta di Manuele Rolla, Pasquale Andrea Trubia, Pasquale Lino Trubia, Francesco Giovane, Giuseppe Carnazzo, Simone Maugeri, Rosario Michael Trubia, Luigi Rizzari, Serafino Tuccio, Cristofer Tasca, Fabio Crisci e Bladassarre Nicosia. Il giudice dell’udienza preliminare Alessandra Giunta deciderà venerdì rispetto all’eventuale accoglimento delle richieste di rinvio a giudizio e su quelle di patteggiamento. Verrà definito anche un calendario per la discussione dei giudizi abbreviati chiesti da alcuni dei difensori degli indagati. Intanto, i difensori, nel corso delle loro discussioni, hanno ribadito l’assenza di qualsiasi organizzazione mafiosa in grado di controllare le campagne locali e di finanziarsi per il tramite dello spaccio di droga. I legali hanno confermato che le uniche accuse ai danni degli indagati arriverebbero solo dagli imprenditori costituiti parte civile, a loro volta attivi nello stesso settore economico. Parti civili sono, appunto, i quattro imprenditori che avrebbero ricevuto pressioni per lasciare il settore della raccolta della plastica in mano alla famiglia Trubia, sono rappresentati dall’avvocato Giovanni Bruscia. L’associazione antiracket “Gaetano Giordano” è in giudizio con l’avvocato Giuseppe Panebianco mentre il Comune è rappresentato dal legale Anna Gambino. Nel pool di difesa ci sono gli avvocati Carmelo Tuccio, Nicoletta Cauchi, Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Salvo Macrì, Maurizio Scicolone, Grazio Ferrara, Valentina Lo Porto,  Giovanni Cannizzaro, Annarita Lorefice, Nunzio e Salvatore Citrella, Italo Alia.

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