L’intimidazione ad un presunto rivale, in fiamme l’auto: tre giovani a processo, sono già coinvolti nell’inchiesta antimafia “Falco”

 
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Gela. Un’auto in fiamme, probabilmente per lanciare un avvertimento

al proprietario, ritenuto vicino al gruppo Rinzivillo.

L’auto incendiata. L’azione di fuoco, risalente ad alcuni anni fa, emerge da una costola investigativa della maxi indagine antimafia “Falco”, condotta dai pm della Dda di Caltanissetta nel tentativo di bloccare la presunta riorganizzazione in città del gruppo Emmanuello. Del rogo, adesso, sono chiamati a rispondere in tre. Davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi, ci sono Gianluca Pellegrino, Nicolò Ciaramella e Orazio Tosto. Il dibattimento è stato aperto.

Gli imputati, già coinvolti nell’inchiesta madre “Falco”, avrebbero agito proprio per agevolare il loro gruppo criminale di riferimento. Almeno sono queste le accuse mosse. Non a caso, il pm della Dda nissena Maria Carolina De Pasquale ha chiesto la riunione del procedimento a quello parallelo scaturito dal blitz “Falco”. A decidere sarà il collegio penale, ma già uno dei difensori, l’avvocato Ignazio Raniolo, si è opposto. Gli altri imputati, invece, sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio e Giuseppe Ferrara.

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