La banda delle rapine al porto di Palermo arrivò in città, un autotrasportatore fece da tramite?

 
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Gela. Fu coinvolto in una maxi operazione condotta dagli investigatori palermitani che permise d’individuare una vera e propria banda capace di prendere di mira diversi imprenditori impegnati all’interno dell’area portuale del capoluogo siciliano. Il rimorchio frigo arrivato in città. Il commando aveva come obiettivo i rimorchi e i container necessari per movimentare tonnellate di merci, comprese le derrate alimentari destinate ai gruppi della grande distribuzione. Così, a giudizio è finito Giuseppe Licata, tra i responsabili di un’azienda locale d’autotrasporto. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato lui a tenere i contatti con il gruppo palermitano e a cercare di chiudere l’affare, facendo arrivare in città un rimorchio frigo portato via a conclusione di uno dei tanti colpi messi a segno dai palermitani. E’ chiamato a rispondere della tentata ricettazione. L’azione tra le banchine del porto di Palermo venne organizzata nel luglio di tre anni fa e in quell’occasione il commando armato riuscì a portare via due rimorchi frigo con circa 32 tonnellate di derrate alimentari. Uno dei rimorchi arrivò in città e secondo i magistrati la trattativa sarebbe stata condotta proprio da Licata insieme ai fratelli Danilo e Massimiliano Gravagna, a loro volta ritenuti al vertice della banda delle rapine al porto di Palermo.

L’affare non si concluse. L’affare, però, saltò. Il rimorchio frigo venne ritrovato nei pressi delle campagna al confine con Butera. A descrivere le fasi dell’intera indagine, è stato uno degli investigatori che sui occupò di ricostruire gli spostamenti dei mezzi rubati. “In base a ciò che emerse dalla intercettazioni – ha detto davanti al giudice Ersilia Guzzetta – il prezzo concordato tra i Gravagna e Licata per la vendita del rimorchio era di circa 35 mila euro. L’accordo, però, saltò”. Stando alla difesa dell’imputato, rappresentata in aula dall’avvocato Flavio Sinatra, il passaggio non si concluse perché Licata avrebbe capito che il mezzo era stato rubato. L’imputato, sempre in base alla linea difensiva, si sarebbe rivolto ai Gravagna ritenendo di poter acquistare un mezzo usato ma, comunque, di provenienza lecita. Nuovi testimoni verranno sentiti nel corso delle prossime udienze.

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