“La fabbrica può tornare a raffinare petrolio”, l’Ugl propone Gela come alternativa a Sannazzaro

 
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Gela. L’incendio divampato all’impianto Est della raffineria di Sannazzaro potrebbe diventare occasione di riscatto per il sito industriale gelese,

rilanciando l’economia del territorio.

Ad affermarlo è Andrea Alario, segretario provinciale Ugl chimici, unico esponente sindacale ad avere contestato alla vigilia la firma del protocollo al Mise che il 6 novembre 2014 ha sancito la fine di oltre mezzo secolo di raffinazione del petrolio in cambio della promessa di una raffineria ecologica incapace di garantire stabilità occupazionale al diretto e, soprattutto, alle imprese e agli operai dell’indotto.

A distanza di oltre due anni, con l’economia gelese al collasso e oltre 600 famiglie dei dipendenti Eni emigrate in altri siti industriali, quelle fiamme al vaglio dei carabinieri di Pavia potrebbero accendere una nuova speranza per Gela.

“L’incendio che ha interessato la fabbrica di Sannazaro ha causato molti danni – spiega Alario, segretario Ugl – E’ probabile che sia gravemente danneggiato l’impianto avveniristico dove Eni aveva investito molto sulla sicurezza. Si potrebbe auspicare – aggiunge – in un rilancio del sito industriale di Gela invece di un nuovo impiego di enormi capitali a nord. La raffineria di contrada Piana del Signore non è ancora del tutto dismessa. Potrebbe entrare in funzione, con costi irrisori e in tempi brevi rispetto a quelli che il colosso energetico Eni dovrà investire per ripristinare il sito industriale lombardo, in appena due mesi. Purtroppo la politica preferisce assecondare le logiche di Sannazzaro – dice con amarezza Alario –  dirottando la nostra fabbrica ad una riconversione che dall’oro nero mira a raffinare l’olio di palma in una Green refinery”.

La proposta avanzata dal segretario provinciale dei Chimici Ugl non graverebbe sull’attuale stato di avanzamento della riconversione della fabbrica in Green rafinery e rappresenterebbe il ritorno a casa di molti gelesi trasferiti, per causa di forza maggiore, anche nel sito lombardo andato in fiamme.

“In fabbrica è stata conservata la linea 1 – sottolinea Andrea Alario – Si tratta di un impianto che in marcia potrebbe garantire parte della lavorazione del greggio effettuata a Sannazzaro prima dell’incidente. Sarebbe un impiego alternativo della fabbrica rispetto a quanto sancito al Mise con la firma del protocollo. Si è cambiato sistema, verso una raffineria verde ma c’è sempre la speranza che una parte della lavorazione del fossile rimanga attiva per garantire occupazione stabile in questa città.

Io sono stato sempre contrario a quel protocollo perché non prevede un futuro occupazionale per tutti i lavoratori. Almeno il 90 percento non avrà più prospettive. La nuova raffineria ecologica sarà molto ridotta rispetto alla precedente che ha rappresentato per sessant’anni un colosso industriale economicamente fertile e non solo per Gela”. 

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