La maxi indagine sugli appalti per il rigassificatore di Porto Empedocle, ci sono due gelesi: no agli arresti

 
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Gela. Dopo quello del giudice delle indagini preliminari, è arrivato il no anche dai magistrati del riesame di Palermo. L’inchiesta sulla costruzione del rigassificatore. Niente via libera agli eventuali provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti di undici indagati in un’inchiesta partita da presunte tangenti legate al progetto per la realizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle, nell’agrigentino. Tra gli indagati, ci sono anche due imprenditori gelesi, responsabili di un’azienda edile. I loro legali hanno contestato la ricostruzione condotta dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che, addirittura, ipotizzano il favoreggiamento verso le cosche. Stando ai magistrati palermitani, ci sarebbero state presunte frodi nelle forniture dei materiali e nella gestione degli appalti. Tra gli indagati, oltre ai due imprenditori gelesi, ci sono pure i vertici di società del gruppo Enel. Nelle scorse settimane, il giudice delle indagini preliminari aveva già escluso la sussistenza di elementi per contestare l’aggravante mafiosa. A far accendere i riflettori sull’intera vicenda sono state soprattutto le dichiarazioni dell’ex sindaco di Porto Empedocle che ha scelto di collaborare con i magistrati. 

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