Paura della banda dopo il pentimento Cascino: “stu curnutu ni fa taccari a tutti”

 
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Gela. Giuseppe Alferi si lamentava in carcere delle sue condizioni economiche. In una intercettazione dice testualmente. “Me io ho fatto tutto, bene a tutti, tutto sto velenu? Con trenta persone non sono potuto andare a processo… meno male che ho trovato il vecchio (il riferimento è al padre di suo genero).

La figlia di Alferi, Gessica, e il fidanzato Rosario Moscato, scoprirono che Cascino si era pentito. Andarono a trovare il suocero e si resero conto che in effetti era sparito. A quel punto avvertirono Maria Azzarelli, che a sua volta chiamò Vincenzo Burgio. “Vicè c’è natra sorpresa, tinta po’ to gruppo”. Quando Burgio arriva a casa della Azzarelli lo informa subito. “L’amico to si iccau pentitu”. “A tutti ni fa taccari”, è la risposta immediata di Burgio.

Orazio Pirone, un altro degli indagati, parla con Maria Azzarelli del pentimento di Cascino e si lamenta. “Ni cunsumau, ni cunsumau a tutti… Puri o zu Peppi cunsumau. Dunami tanticchia d’acqua cco zucchiru”.

La Azzarelli appare preoccupata e teme che Cascino possa vendicarsi anche di lei. “Tu immagini ci metti macari a mmia. Qualcosa a sapi su curnutu”. 

Cascino racconta anche che Giuseppe Vinci, ex stiddaro, si sarebbe occupato di sottoporre ad estorsione tutti i giostrai di via Venezia, salvo poi portare i soldi a Maria Azzarelli. Cascino avrebbe personalmente partecipato a parecchie estorsione, persino a Niscemi. Lo stesso Vinci, sospettando che Cascino si stesse pentendo, lo portò presso l’autosalone Bordieri e lo perquisì, alzandogli la maglietta per cercare cimici.

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