La zona industriale in difficoltà, ladri e disservizi: gli imprenditori aprono il dialogo con il maggiore Marra

 
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Gela. Sono trascorse due settimane dall’ultima irruzione furtiva verificatasi tra i capannoni delle aziende di contrada Brucazzi, da allora non è stata avviata nessuna azione di contrasto.
Il maggiore Marra davanti agli imprenditori. Le contromisure da adottare sono state solo annunciate. Il maggiore del reparto territoriale dei Carabinieri, Valerio Marra, ha evidenziato che l’azione dei rapinatori è agevolata dal buio e dalla mancanza dei sistemi di allarme, puntando l’indice accusatorio sulla necessità di ripristinare con sollecitudine il sistema di illuminazione tra le “strade” dell’area industriale. Il terzo tavolo di concertazione sull’emergenza sicurezza tra le aziende di contrada Brucazzi si è tenuto venerdì sera nei locali del centro direzionale Irsap, ex Asi, dove è toccato al presidente Maurizio Catania fare gli onori di casa. Motivi istituzionali hanno impedito ai dirigenti del commissariato di Polizia di partecipare al vertice voluto dai dirigenti del Cna (Confartigianato industrie e piccole imprese) e dell’Aig (Associazione imprenditori gelesi), rappresentate dall’imprenditore Roberto Sola.

“I disagi vanno risolti”. “Se i dirigenti di carabinieri e polizia hanno garantito un giro di vite ai controlli – spiega Sola – e la disponibilità a collegare i nostri sistemi antintrusione nelle loro centrali operative, i provvedimenti annunciati dall’Irsap tardano ad attuarsi. La notte l’area industriale rimane al buio in preda ai ladri. Probabilmente non sarà ripristinata la sbarra di accesso. Siamo contenti dell’interesse mostrato ma i disagi atavici devono essere risolti. Abbiamo l’unica certezza che l’area industriale, superato il confine geografico rappresentato dal fiume Gela, è terra di nessuno. Il comune, presente con il sindaco Domenico Messinese e del suo vice, Simone Siciliano, ha detto di non avere competenze. L’Irsap, dal canto suo, è privo di capacità economica. Una discarica a cielo aperto sintetizza lo stato di degrado e abbandono in cui versa tutta la zona industriale che dovrebbe rappresentare, invece, il polmone nevralgico dell’economia locale”. In estate il presidente dell’Irsap aveva ottenuto il parere favorevole a riaprire l’asse stradale inserito nel piano di emergenza della Raffineria Eni, annunciando una messa in sicurezza che non è mai arrivata.

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