Le assunzioni imposte e il mezzo bruciato, minacce alla Roma Costruzioni: procedimenti riuniti

 
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Gela. I giudici del tribunale di Siracusa hanno deciso di riunire i due procedimenti penali, sorti dopo la denuncia presentata dai titolari dell’azienda gelese Roma Costruzioni. Il gruppo, impegnato nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, sarebbe finito nel mirino dei clan di Noto, proprio in provincia di Siracusa. Sarebbe stata imposta l’assunzione di uomini di fiducia. Dall’azienda, gestita dall’imprenditore Giuseppe Romano, arrivò un secco no. Così, partirono le presunte intimidazioni, con un mezzo per la raccolta dei rifiuti dato alle fiamme. L’azienda si era aggiudicata l’appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nel comune siracusano. A processo, ci sono Angelo Monaco, Vincenzo Guglielmino, Antonino Rubbino e Pietro Crescimone. Il sessantenne Angelo Monaco è considerato uno dei referenti principali del gruppo mafioso dei Trigila, attivo a Noto.

L’indagine dopo la denuncia. Il gup del tribunale di Catania li ha rinviati a giudizio e, adesso, il procedimento a loro carico verrà riunito a quello che vede imputato Giuseppe Casto, a sua volta finito nell’inchiesta avviata dagli inquirenti siracusani dopo la denuncia sporta da Roma Costruzioni. In aula, si tornerà a maggio. Già in fase di udienza preliminare, parti civili si sono costituiti l’imprenditore Romano e la sua azienda, rappresentati dall’avvocato Fabrizio Ferrara, e l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” (presieduta da Renzo Caponetti), che ha seguito l’intera vicenda con l’avvocato Giuseppe Panebianco. Il legale è in giudizio anche per conto della Fai. Parte civile è, inoltre, la sezione catanese dell’associazione Codici.

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