Le campagne locali in crisi, Lo Nigro: “Canapa e cotone non sono le vere soluzioni”

 
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Gela. I tanti punti interrogativi che sovrastano l’agricoltura locale, negli ultimi mesi sono diventati ancora più difficili da valutare. “I prezzi bassi hanno danneggiato decine di produttori”. Le colture tradizionali della Piana di Gela, il carciofo e il pomodoro, stanno segnando il passo. “Purtroppo – spiega il presidente dell’ordine provinciale degli agronomi Piero Lo Nigro – è stato un anno veramente molto difficile. Con i prezzi bassi, tanti produttori hanno deciso di non raccogliere i carciofi. Ai debiti accumulati per la produzione se ne sono aggiunti altri legati al mancato guadagno dalla vendita. Lo stesso fenomeno si è registrato per il pomodoro”. Una congiuntura negativa che si è concretizzata proprio quando il futuro dell’agricoltura locale è ritornato al centro dell’attenzione, seppur ancora non del tutto pienamente. Con la riconversione industriale di Eni che non convince, il settore agricolo si potrebbe confermare una valvola di sfogo per centinaia di operatori. Gli ostacoli, però, non mancano.

Le nuove colture sono la soluzione? Neanche le nuove colture sperimentali, dalla canapa al cotone passando per il grano biologico, sembrano essere la soluzione in grado di far “svoltare” le campagne locali. “E’ impensabile che nuove colture, comunque da valutare con attenzione – spiega ancora Lo Nigro – possano essere considerate alla stregua di quelle tradizionali. Il cotone, la canapa e perfino il grano biologico hanno costi di produzione e nicchie di vendita che non potranno mai soddisfare un intero comparto, almeno nei prossimi anni. In altre aree vengono prodotti a costi decisamente più bassi rispetto a quelli necessari nella nostra zona”.

“I danneggiamenti vanno sempre denunciati”. Intanto, il presidente dell’ordine provinciale degli agronomi prende posizione anche davanti ai danneggiamenti subiti da tanti operatori del settore. “Incendi, furti e pascoli abusivi – conclude – vanno sempre denunciati. Solo in questo modo, si potranno dare risposte. Altrimenti, saremo costretti a subire la prepotenza di pochi che pensano di aver trasformato le aree rurali in casa loro”. 

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