Le mani dei clan sul Caligola, arriva la condanna per Trubia: l’ex proprietario denunciò tutto

 
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Gela. Cosa nostra e stidda miravano a prendersi la discoteca Caligola a Roccazzelle. La denuncia dell’ex proprietario. I clan, così, sarebbero potuti entrare nella gestione finanziaria del locale, avviato nella zona balneare. Adesso, il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta ha emesso un verdetto di condanna, a quattro anni e quattro mesi di reclusione, per Giuseppe Trubia, difeso dall’avvocato Boris Pastorello. Secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, sarebbe stato lui il tramite dei clan per entrare nella gestione del locale. Il gup Marcello Testaquatra ha accolto le richieste arrivate dal pubblico ministero della Dda nissena Luigi Leghissa. A denunciare quanto accaduto alla sua attività commerciale, fu l’ex proprietario Pasquale Burgio, costituito parte civile. Le accuse, invece, almeno in base alle richieste formulate, si sono prescritte per Rosario Trubia e Crocifisso Smorta, difesi dagli avvocati Angelo Tornabene e Ugo Colonna. Gli ex vertici di cosa nostra locale, oggi collaboratori di giustizia, sarebbero intervenuti per sottoporre a pressioni e minacce l’ex proprietario Pasquale Burgio. Avevano già patteggiato, invece, gli stiddari Carmelo Fiorisi e Enrico Maganuco. Tra le parti civili, oltre alla Fai, anche l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Panebianco.

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