Locali forzati e telefono cellulare rubato, chiesero soldi per restituirlo? Assolti due giovanissimi

 
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Gela. Assolti dopo che il pubblico ministero ne aveva chiesto la condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione, ciascuno.

Il “cavallo” di ritorno. Due giovanissimi, davanti ai giudici del tribunale dei minori di Caltanissetta, dovevano rispondere d’estorsione. Avrebbero preso di mira, quattro anni fa, la responsabile di un’associazione locale. Le contestazioni sono cadute anche per l’insussistenza di prove. Dalle accuse, i due, dopo essersi introdotti all’interno della struttura che veniva utilizzata per una serie di attività artigianali, sarebbero fuggiti portando via un telefono cellulare. Per la restituzione avrebbero chiesto, proprio alla donna, di consegnare una somma di denaro. Un “cavallo di ritorno” che è costato il processo ai due, entrambi difesi dall’avvocato Salvo Macrì. Davanti alla richiesta di condanna ad un anno e quattro mesi, ciascuno, il legale di difesa ha sollevato diversi punti interrogativi. Non è risultata chiara nemmeno la ricostruzione effettuata sulla presunta irruzione nella struttura dell’associazione e non solo. Una serie d’incongruenze che hanno convinto i giudici del tribunale dei minori. Il pubblico ministero, comunque, ne chiedeva l’assoluzione solo per le accuse legate al danneggiamento del garage della struttura e al furto. Le contestazioni rimanevano in piedi, secondo il pm, sul piano dell’estorsione. A denunciare i fatti fu proprio la responsabile dell’associazione. In base alla sua versione, ribadita in aula, i due imputati l’avrebbero contatta dopo aver portato via il telefono cellulare. Le chiesero del denaro per restituire la refurtiva. A seguito della denuncia, partirono le indagini che portarono all’individuazione dei due minorenni. L’accusa, in questo caso, non ha retto in dibattimento. I giudici del tribunale dei minori hanno optato per l’assoluzione dopo aver analizzato tutti gi elementi prodotti soprattutto dalla difesa dei giovanissimi che rimangono incensurati. In base alle accuse, invece, i due sarebbero riusciti ad entrare nell’immobile utilizzato dall’associazione dopo aver forzato la saracinesca posta a protezione.

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