Morì a quindici anni in sella ad un motorino, condannato il conducente del suv al centro delle accuse

 
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Gela. Sei mesi di reclusione con l’accusa di omicidio colposo. La difesa ha sempre escluso qualsiasi responsabilità dell’imputato. I giudici della corte d’appello di Caltanissetta, così, hanno emesso un verdetto opposto a quello di primo grado che aveva assolto il trentaseienne Fabio D.S. L’uomo è finito a giudizio dopo la morte dell’allora quindicenne Luigi Malluzzo. Il giovanissimo, nel dicembre di sette anni fa, perse la vita dopo uno scontro in sella al suo scooter lungo un tratto di via Butera. L’imputato guidava il suv che impattò contro il motorino. In primo grado, arrivò un verdetto assolutorio perché, stando al giudice, il fatto non avrebbe costituito reato. La difesa dell’imputato, sostenuta sia in primo che in secondo grado dall’avvocato Flavio Sinatra, ha sempre escluso qualsiasi responsabilità da parte del conducente del suv. La morte del giovanissimo Malluzzo sarebbe stata solo una tragica fatalità legata all’impatto dello scooter contro i cordoli stradali. L’imputato, invece, avrebbe rispettato tutte le norme del codice della strada.

I familiari parti civili. Una versione diametralmente opposta a quella portata avanti dai legali dei familiari di Malluzzo, gli avvocati Filippo Spina e Antonio Gagliano. I genitori della vittima si sono costituiti parte civile nel procedimento penale. Per i due avvocati, invece, l’impatto mortale sarebbe stato causato da un’improvvida manovra del conducente del fuoristrada. La procura generale, in appello, ha chiesto la condanna ad un anno e sei mesi di detenzione. I giudici, però, hanno riconosciuto le attenuanti generiche e disposto la sospensione della pena con non menzione. L’eventuale risarcimento dei danni dovrà essere definito in sede civile.

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