“Non era pizzo, volevo riscuotere un credito”: Palena risponde alle accuse

 
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Gela.
“Nessuna estorsione, volevo solo recuperare il credito che l’azienda di mio fratello vantava nei confronti di un’altra impresa”. Lo ha detto in aula Nicola Palena, davanti alla corte presieduta dal giudice Paolo Fiore. L’imputato è accusato d’estorsione proprio ai danni del gruppo retto dall’imprenditore Cristoforo Palmieri.

Per quei fatti, Palena venne arrestato nel dicembre di tre anni fa. “Mancavano diecimila euro – ha proseguito – per un subappalto concesso dall’azienda di mio fratello a quella di Palmieri. Dopo aver lasciato il carcere, ho iniziato a lavorare per conto di mio fratello e cercavo di riscuotere quel credito”.
In questo modo, l’imputato ha risposto alle domande formulate dal pubblico ministero Gabriele Paci e da uno dei suoi difensori, l’avvocato Flavio Sinatra. La difesa ha sempre escluso che Palena abbia messo sotto estorsione l’azienda della presunta vittima: facendo riferimento, invece, proprio al credito da incassare.
Nel corso dell’udienza, sono stati sentiti i titolari di una rivendita d’automobili della città che hanno descritto un alterco scoppiato tra il fratello dell’imputato e l’imprenditore che denunciò le richieste: al centro del contendere, proprio il credito da diecimila euro. Il giudice Paolo Fiore, affiancato dai magistrati Manuela Matta e Vincenzo Di Blasi, ha aggiornato il dibattimento al prossimo 7 maggio.

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