Offende l’ente comunale? Denunciato: “Dobbiamo difenderci da certi dipendenti”

 
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Gela. Offese gratuite tramite il web o i social network? Critiche talmente aspre da sconfinare negli insulti?

L’amministrazione comunale ha deciso di sanzionare i propri dipendenti scoperti nel divulgare, soprattutto in rete, notizie o informazioni che possano ledere l’immagine dell’ente. Un vero e proprio atto d’indirizzo politico è stato approvato dalla giunta del sindaco Fasulo. Una sorta di censura preventiva?
“Nessuna censura – spiega il primo cittadino – fino a quando le critiche e gli insulti vengono rivolti a singoli soggetti, ognuno potrà difendersi come meglio crede. Non possiamo accettare, però, che l’immagine dell’ente e dell’intera città venga offesa attraverso la divulgazione in rete di notizie o dati che non hanno alcun fondamento”.
Per questa ragione, è stato adottato un atto che ha pochi precedenti. L’amministrazione dà “mandato a tutti i dirigenti dell’ente, ove a conoscenza, di procedere a tempestive segnalazioni al servizio contenzioso, di azioni, comportamenti o dichiarazioni, poste da qualunque soggetto, interno od esterno all’amministrazione, finalizzate a ledere, in qualunque forma, l’immagine dell’ente, per la conseguente tempestiva adozione di tutte le possibili forme di denuncia in sede penale e richieste di risarcimento in sede civile”. Insomma, un messaggio decisamente chiaro soprattutto all’indomani di casi ancora molto spinosi come quello che ha coinvolto il presidente del consiglio comunale Giuseppe Fava.
Stando al provvedimento, inoltre, l’eventuale risarcimento ottenuto dall’amministrazione sarà donato in beneficenza. I dipendenti sono avvisati.
Sarà possibile un capillare controllo nell’era della rete libera? Tra gli uffici di Palazzo di Città, anche se in maniera anonima e assai velata, alcuni dipendenti si dicono del tutto contrari alla scelta.
Dietro la decisione, inoltre, non sembra così difficile leggere un riferimento alle tante denunce presentate dal dipendente comunale Saverio Di Blasi, a sua volta finito al centro di diversi procedimenti penali avviati dai funzionari di Palazzo di Città.

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