Pressioni su un collega per il subappalto, l’imprenditore accusato è deceduto: si chiude il giudizio

 
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Gela. Quell’imprenditore finito a processo con l’accusa di aver fatto pressioni su un collega con l’obiettivo di ottenere in subappalto l’intero cantiere è recentemente deceduto. Le presunte richieste al collega. Così, il collegio penale del tribunale presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dalle colleghe Ersilia Guzzetta e Silvia Passanisi, ha disposto il non doversi procedere. In sostanza, il dibattimento si chiude. Ad accusare l’imprenditore agrigentino Mariano Mangiapane erano i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. L’imprenditore, infatti, avrebbe imposto l’ottenimento del subappalto e dell’esecuzione di lavori stradali nella provincia di Agrigento al collega gelese Giuseppe Martorana. Furono le indagini avviate a fare luce sulla presunta richiesta. L’appalto aggiudicato all’azienda gelese nell’area del comune di Cammarata venne assegnato undici anni fa dai funzionari della provincia di Agrigento. In base alla testimonianza resa in aula dall’imprenditore gelese, quello dell’appalto finito al centro del dibattimento non sarebbe stato il solo caso di pressioni subite. Le richieste dell’imputato, adesso deceduto, sarebbe state formulate anche all’interno degli uffici dell’azienda gestita da Giuseppe Cammarata. 

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