Raffineria green? I 5 stelle attaccano: “Ci sarà solo un deserto economico”

 
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Gela. Gela come Porto Marghera, dove la svolta green dell’area industriale Eni ha
significato la perdita di oltre duemila posti di lavoro. Gli attivisti locali del Movimento 5 stelle puntano il dito contro l’amministrazione

comunale, e più in generale la politica locale, che ha scelto di dire sì all’accordo ratificato sul tavolo del ministero dello sviluppo economico la scorsa settimana.
“È incomprensibile l’entusiasmo per una vittoria di Pirro manifestato in questi giorni da politici e sindacati  per la firma del protocollo di intesa per l’area di Gela – scrivono i cinque stelle – il protocollo sottoscritto, a parte  l’integrazione di qualche regalia come il finanziamento d’impianti fotovoltaici, è uguale alla bozza presentata da Eni nei mesi scorsi, documento aspramente contestato dai lavoratori che sono scesi per strada a manifestare ininterrottamente per diverse settimane. Questo  protocollo sancisce la desertificazione industriale della città con l’aggravante di non porre le condizioni per uno sviluppo alternativo”.
Quindi, nessun successo nella trattativa ma, al contrario, la resa agli interessi del gruppo Eni. “In un accordo fumoso, pieno di forse, valuteremo, vedremo – scrivono ancora – le uniche certezze contenute sono le tutele degli interessi  dell’Eni per le attività di esplorazione e perforazione, con un ulteriore danno ambientale per il territorio siciliano”.

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