Rifiuti e debiti, la Corte dei Conti boccia la richiesta del sindaco: “C’è il rischio di un danno finanziario”

 
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Gela. La richiesta di parere, firmata lo scorso luglio direttamente

dal sindaco Domenico Messinese, è stata bocciata dai giudici della sezione di controllo della Corte dei Conti regionale.

Aumentano i costi. Rimangono tante, così, le ombre che si addensano sui costi, ma soprattutto sui debiti generati dal servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città. Il sindaco, dopo aver incassato a marzo un altro no dal consiglio comunale, che ha scelto di non aumentare le tariffe Tari, ha deciso di chiedere ai giudici contabili se sia praticabile la soluzione di imputare in bilancio il maggior costo del servizio, con tariffe però rimaste ferme a tre anni fa. In sostanza, con il passaggio al porta a porta “spinto” nella raccolta differenziata, i costi sono schizzati in alto, non coperti dal piano economico finanziario. Senza copertura finanziaria, la mole dei debiti fuori bilancio generati dai rifiuti lievita a dismisura. Il costo del servizio, ancora svolto in proroga dal gruppo campano Tekra, supera di gran lunga quota nove milioni di euro mentre il piano economico finanziario non va oltre i sette milioni di euro. I giudici contabili, però, hanno decisamente smentito il sindaco.

Il pericolo del danno finanziario. “La richiesta di parere in esame sembra funzionale a dirimere un evidente conflitto di natura politica – si legge in un passo della deliberazione – certamente non componibile in questa sede, tra il consiglio comunale (che, in presenza di  obiettivi legislativi sulla raccolta differenziata, tra il 2015 e il 2017, ha reiteratamente bocciato il nuovo Pef del servizio e l’incremento tariffario ivi collegato) e il sindaco (che, in disarmonia con le decisioni consiliari, in sede di assemblea dei soci ha fatto approvare un progetto migliorativo del servizio con sensibile incremento di costi)”. I magistrati, però, vanno oltre, pur ammettendo di non avere competenza sulla questione proposta da Messinese. “Questa sezione – si legge ancora – precedentemente interpellata dall’odierno istante sulle problematiche contabili scaturenti dalla mancata approvazione consiliare del nuovo Pef e del conseguente incremento della Tari 2015, con delibera n.49/2016/PAR aveva già avuto modo di osservare che “non essendo state approvate entro il termine né le tariffe, né il piano economico finanziario, non risulta possibile conseguire quegli standard migliorativi, sotto il profilo qualitativo e quantitativo, che, anche in termini di raccolta differenziata, erano compendiati nel piano stesso”. Insomma, la giunta avrebbe fatto un passo molto più lungo della gamba e i magistrati contabili non escludono neanche il rischio del danno erariale. “La richiesta di parere, infatti, strumentalmente volta a conoscere di profili attinenti all’imputazione contabile – concludono nella deliberazione – trae origine da una serie di autonome scelte gestionali, che hanno dato luogo ad un sensibile aggravio di costi, per di più non integralmente coperti da tariffa, in quanto tali astrattamente in grado di cagionare un danno finanziario all’ente”. I giudici della sezione di controllo della Corte dei Conti regionale si sono dichiarati incompetenti a decidere sul parere richiesto, ma i messaggi alla giunta li hanno inviati, anche ben chiari. La “grana” dei rifiuti segna un altro capitolo, tra costi che aumentano e debiti sempre dietro l’angolo.

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