Ripartiamo dai nostri tesori, e adesso la politica spinga sul Museo del Mare

 
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Gela. Il museo della città si è riappropriato di alcuni suoi “tesori”.

I 39 lingotti di oricalco sono stato esposti nelle teche della struttura regionale diretta da Ennio Turco mentre il relitto della nave greca è ancora dislocato nelle casse dopo il restaurato conservativo. Non sono voluti mancare all’inaugurazione della mostra dei reperti rinvenuti da Franco Cassarino, il comandante della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza, attori principali per il recupero dei bene archeologici.

L’evento di ieri ha anticipato solo di qualche giorno l’apertura delle offerte relative al bando di gara per la realizzazione del museo del Mare in città. “Le buste delle imprese che parteciperanno alla gara – assicura il presidente Turco – saranno aperte lunedì prossimo. Oggi abbiamo inaugurato una mostra che permette di esporre anche i 39 oricalchi rinvenuti nello specchio di mare antistante contrada Bulala”. Quasi duemila studenti delle scuole della città, rette dal rappresentante di istituto Marco Murvana, hanno voluto accendere i riflettori sull’archeologia promuovendo un corteo che ha attraversato il centro storico facendo tappa al museo. Gli studenti hanno atteso una lunga e composta fila per vedere in anteprima i 39 lingotti, parte del vasellame rinvenuto nelle recente attività di scavo e alcuni elementi lignei della nave arcaica ribattezzata “Gela 3”. “Gela deve avere il suo museo del mare – ribadisce Sebastiano Tusa, soprintendente al Mare – perché possiede un relitto tra i più importanti del Mediterraneo rappresentato dalla nave cucita, già restaurata e per questo deve essere esposta nel più breve tempo possibile. Ha un mare tra i più ricchi del Mediterraneo. Ogni giorno vengono fuori nuove scoperte. C’è bisogno di un museo dinamico, non solo una raccolta di cimeli, un luogo dove spiegare il rapporto tra l’uomo e il mare all’interno del Mediterraneo. Principalmente ai visitatori – aggiunge Tusa – All’interno del museo deve esistere un centro di ricerca e di conservazione. Perché questi oggetti che vengono dal mare sono estremamente fragili. Noi non possiamo più mandarli fuori per il loro restauro. Dobbiamo realizzare laboratori di restauro in Sicilia. Questo significa aumentare il nostro livello tecnologico e dare lavoro ai giovani. Il problema dei soldi non esiste – accusa Tusa – Le somme ci sono. C’è la compensazione prevista dall’Eni ci sono i fondi Europei. Il problema è saperli spendere. La Regione non sa spendere i soldi. Abbiamo dimostrato che siamo degli incapaci, quindi bisogna cambiare registro. Chi non sa fare il proprio lavoro deve andarsene favorendo le professionalità. Nella regione non sono tutti farabutti i dirigenti e impiegati. Ci sono persone perbene e professionalmente valide. Chi comanda deve favorire le professionalità, non i somari. Purtroppo si è andato avanti per clientelismo politico. Bisogna favorire nei posti apicali le persone che hanno qualcosa da dire”.

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