Robot svizzero cerca reperti nei fondali di Bulala, Tusa: “Eni dovrebbe dare di più”

 
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Da sinistra: Nicolò Fresina, Alessia Mistretta, Adriana Fresina, Michel Blumenthal e l'assessore regionale Sebastiano Tusa, posano accanto al veicolo filo guidato Hublot.

Gela. Lo specchio di mare di contrada Bulala diventa sede di una campagna di rilievo sottomarino grazie all’università di Ginevra che si avvale della tecnologia Hublot, nota azienda di prestigiosi orologi Svizzeri. I ricercatori d’oltralpe si sono insediati oggi pomeriggio in città alla presenza di Sebastiano Tusa, assessore regionale ai Beni culturali che, nel ricordare l’importanza di realizzare il museo del mare in città, ha annunciato uno sviluppo economico legato all’istituzione di un centro di restauro capace di abbinare un laboratorio del legno bagnato e dei reperti provenienti dal mare.
Il colosso Eni oltre Hublot. “Hublot ha risposto alla richiesta lanciata da soprintendente al Mare – ricorda Tusa -, non sono Italiani ma Svizzeri. Mi auguro che ci sia dell’altro. Dovrebbe esserci Eni che ha stanziato 800 mila euro per realizzare lavori nell’ambito di bosco Littorio. Sono pochi. Secondo me il colosso Eni dovrebbe dare di più per quello che ha fatto a questo territorio – sottolinea -. Ci auguriamo che nella prossima contrattazione possiamo avere delle risorse da Eni anche se tutti gli imprenditori, devono, secondo me, fare la loro parte ricorrendo anche all’Art Bonus, strumento di legge nazionale che defiscalizza gli interventi dei beni culturali”.

La campagna di studio a Bulala.
L’Hublot ha realizzato un veicolo filoguidato che va in mare, “versatile per i bassi fondali – dice Tusa -, riuscirà a localizzare la posizione dei vari reperti. Questo robot ha sensori per i metalli, indispensabile a intercettare eventuali materiali di interesse come oricalco e vari elmetti”.
“Stanno testando lo strumento per tornare a maggio con la prima campagna indispensabile a mappare l’area e fare recuperi sistematici in questo mare ricchissimo ma difficile e torbido”.
Museo del Mare. “Penso che se si faccia questo grande museo del mare a bosco Littorio delle navi di Gela – assicura l’assessore Sebastiano Tusa – Il laboratorio di restauro è consequenziale. Noi purtroppo in Sicilia non abbiamo un laboratorio di restauro del legno bagnato e dei reperti provenienti dal mare. E’ una grave lacuna. Mandiamo tutto ancora fuori, in Italia o all’estero, e questo non possiamo permettercelo.
I Libici e i Tunisini si aspettano un aiuto per valorizzare anche il loro patrimonio territoriale. Quindi – sostiene – un centro di restauro a Gela sarebbe utile non solo per la Sicilia ma per l’intero Mediterraneo e il nord Africa, rappresentando un importante volano economico garantendo lavoro a tecnici, giovani e realtà dell’indotto. L’obiettivo è realizzare il museo del mare a Gela – commenta – Purtroppo ci sono state lentezze intollerabili dai soliti contenziosi che contraddistinguono le gare d’appalto in Italia. Dobbiamo aspettare ad aprire per sapere chi vincerà la gara”.
Soprintendenza di Caltanissetta senza archeologo e restauratore. “L’archeologo lo avrà a gennaio – commenta l’assessore Tusa -. È per il restauro abbiamo assunto oltre una ventina di aiuto restauratori. Un paio di questi possiamo destinarli al piccolo laboratorio di restauro gelese che va comunque potenziato”.
In contrada Bulala, sito di interesse archeologico a livello mondiale per i tesori recuperati anche dal sub Franco Cassarino, che continua a farsi promotore delle azioni di ricerca nei fondali, erano presenti Alessia Mistretta, collaboratrice per l’università di Ginevra del professor Lorenz Baumer, Adriana Fresina (Sovrintendente al Mare), Nicolò Bruno (referente archeologo Gela), Michel Blumenthal (ingegnere Hublot).

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