Salta l’investimento da mezzo milione per l’etanolo, la verità di Mossi&Ghisolfi: “Il progetto era degli statunitensi”

 
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Gela. A pochi giorni di distanza dalla sua missiva indirizzata ai vertici dell’azienda Mossi&Ghisolfi, il consigliere comunale di Gela Città Giovanni Panebianco ha ottenuto la risposta richiesta. “Siamo solo fornitori di tecnologia”. Proprio il consigliere aveva scelto di contattare i manager che avrebbero dovuto avviare un maxi progetto da circa mezzo milione di euro per la realizzazione in città di due impianti di produzione dell’etanolo di seconda generazione, utilizzando aree dismesse da Eni. Almeno questo hanno sempre sostenuto i firmatari del protocollo d’intesa di due anni fa. Lorenzo Montagna, tra i responsabili delle scelte aziendali di Mossi&Ghisolfi, invece, ha risposto in maniera piuttosto chiara al consigliere Panebianco. “Il Progetto Italia – scrive nella mail di risposta – più volte menzionato sulla stampa come “progetto Mossi&Ghisolfi”,  prevede la costruzione in Italia di 2-3 impianti di etanolo di seconda generazione. Nella fase di studio preliminare del Progetto Italia sono stati presi in considerazione diversi siti industriali e tra questi anche il sito di Gela. Il ruolo del Gruppo Mossi&Ghisolfi in questo progetto è quello di fornitore della tecnologia. Gli impianti previsti dal progetto utilizzano infatti una tecnologia che è stata sviluppata, e ora viene licenziata, dal nostro gruppo. Il Gruppo Mossi&Ghisolfi, però, non è e non intende diventare un produttore di etanolo quindi non costruirà, e non ha mai inteso costruire, altri impianti di questo tipo”.

L’investimento era degli statunitensi. La multinazionale piemontese, quindi, si sarebbe comunque limitata solo a fornire la tecnologia. “L’investitore del Progetto Italia – conclude Montagna – è il fondo di investimento americano Tpg Texas Pacific Group il quale, da diversi mesi, ha sospeso le attività sul progetto. E’ probabile che il crollo del prezzo del petrolio sia una delle ragioni che hanno frenato l’interesse di Tpg per il progetto”. Dal contenuto della risposta fatta recapitare a Giovanni Panebianco, quindi, traspare in maniera piuttosto evidente come l’azienda piemontese sarebbe eventualmente intervenuta solo a supporto dell’eventuale investimento della società di private equity  statunitense Texas Pacific Group.

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