Sette anni tra ospedali psichiatrici e comunità, “non è più pericoloso”: un quarantatreenne torna in famiglia

 
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Gela. Sette anni trascorsi tra comunità terapeutiche e ospedali psichiatrici giudiziari.

Ritorna in famiglia. Il percorso dell’imbianchino quarantatreenne Silvio I. potrebbe cambiare, nel tentativo di lasciarsi alle spalle anni fatti di ricoveri e reati, soprattutto contro il patrimonio. I giudici del tribunale delle misure di sorveglianza di Caltanissetta hanno disposto il suo ritorno in famiglia. Si sarebbero affievolite le esigenze legate alla pericolosità sociale. Davanti ai magistrati nisseni, è stato il suo legale di fiducia, l’avvocato Maurizio Scicolone, a chiedere la revoca dei provvedimenti fino ad oggi impostigli. Il quarantatreenne, dopo aver espiato la gran parte delle condanne definitive subite, ha intrapreso una serie di terapie che hanno condotto i medici del locale dipartimento di salute mentale a redigere relazioni favorevoli. Davanti al quadro sanitario descritto dalla difesa, è arrivato il sì dai giudici e dalla procura generale. La misura di sorveglianza viene attenuata. Nei prossimi nove mesi, il quarantatreenne dovrà dimostrare di aver cambiato vita e di voler reinserirsi nel mondo del lavoro. 

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