Soldi a “strozzo” ad un dipendente di banca, Roberto Di Mattia condannato per usura: il caso in Cassazione

 
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Gela. Ha scelto di rivolgersi ai giudici di Cassazione, per il tramite del suo legale di fiducia. La condanna anche in appello. La vicenda del quarantasettenne Roberto Di Mattia, così, arriverà davanti ai magistrati romani. E’ già stato condannato a quattro anni di reclusione, sia dal gup del tribunale di Gela sia dai giudici della Corte di appello di Caltanissetta. Venne arrestato dopo un’indagine condotta dai magistrati della procura e dagli agenti di polizia del commissariato. E’ accusato di usura per aver “strozzato” un dipendente di banca, successivamente deceduto, e la sua compagna. Di Mattia, addirittura, avrebbe fatto irruzione nell’appartamento dell’uomo, minacciandolo e aggredendolo pur di ottenere la restituzione del prestito ad usura concessogli, con tanto di interessi. Le accuse nei suoi confronti hanno retto sia in primo che in secondo grado. Adesso, il caso arriverà dai giudici romani. Sia il dipendente di banca finito al centro del giro d’usura che la sua compagna si sono costituiti parte civile in tutti i gradi del procedimento, rappresentati dagli avvocati Giacomo Ventura, Filippo Spina e Maria Elena Ventura. Dall’inchiesta emerse il presunto ruolo svolto dal fratello dell’imputato, attualmente sotto processo davanti al collegio penale del tribunale. 

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