Sospetti sul dragaggio al porto, Di Blasi: sabbia spostata troppe volte in area priva di cartello di cantiere

 
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Gela. Spreco di denaro pubblico e perdita di tempo.

L’intervento di dragaggio dei fondali all’imbocco del porto rifugio continua a fare discutere e a porre nuovi interrogativi. Rimane la certezza che i 450 mila euro, investiti per spostare 305 mila metri cubi di sabbia e creare un canale di accesso al porto, saranno solo un acconto. Perché, comunque vada, bisognerà decidere cosa fare con la sabbia stoccata momentaneamente all’interno del porto.

“In assenza di un piano di caratterizzazione, nei prossimi 60 giorni – assicura Massimo Li Voti, referente del comitato pro porto – la sabbia dovrà essere rimossa e trattata come rifiuto speciale.” In caso contrario, come sembra plausibile, verrà nuovamente spostata per agevolarne il ripascimento tramite una più efficace sorbona sottomarina che potrebbe essere impiegata anche per ultimare il contestatissimo intervento di dragaggio in corso.

In attesa del bando di caratterizzazione “i lavori proseguono lentamente – accusa Saverio Di Blasi, ambientalista di Aria Nuova – E’ come se stessero giocando con i cumuli di terra. La prelevano dai fondali e prima di stoccarla sulla spiaggia interna al porto creano altri due cumuli. Il primo in una vasca adagiata a bordo del pontone. Un secondo, a riva, viene nuovamente spostato tramite una ruspa. Un dispendio di tempo, uomini e mezzi. Hanno generato una mole di lavoro inspiegabile all’interno di un’area delimitata ma priva del cartello di cantiere la cui presenza è imposta dalle leggi in vigore. Non è indicato – incalza l’ambientalista – il responsabile del cantiere, l’inizio e la fine dei lavori, la ditta esecutrice e i dettagli dell’intervento. Praticamente non ci sono indicazioni mentre viene stoccato un momentaneo rifiuto. Ci chiediamo – aggiunge Di Blasi – se gli organi preposti al controllo abbiamo avviato una indagine”.  

Intanto, il movimento terra continua ad essere garantito da un pontone, due gru, una ruspa e diversi operatori e tecnici come deciso dalla Regione.

“Non ho mai condiviso questo intervento che sembra fuori norma – conclude Li Voti – La pioggia e il vento riporteranno la sabbia ancora all’interno del porto.

Siamo interessati all’avvio dell’iter del progetto definitivo. Quello che con le somme di Eni consentirà di rendere funzionale il porto.

La Regione, con la draga, può fare ciò che vuole. Di sicuro non sono state effettuate le analisi di laboratorio alla sabbia che continua ad essere trattata come rifiuto in quanto insiste in area Sin e non è caratterizzata. La stanno stoccando all’interno del porto per evitare il ripascimento”.

Forse, per evitare eventuali sprechi, chi ha agito avrebbe dovuto ordinare un intervento integrato e preliminare al progetto da 5 milioni 880 mila euro finanziato con parte delle somme di compensazione della green refinery che prevede: la sorbonatura dell’intero perimetro interno del porto, l’allungamento di 120 metri del pontile di ponente, lo spostamento delle barriere frangiflutti posizionate davanti il club Nautico e una piantumazione naturale per bloccare l’avanzata della sabbia.  

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